Corsi Biblici,  Terra Santa 2009

Terrasanta adulti

SONO IN TE TUTTE LE MIE SORGENTI

APPUNTI DAL VIAGGIO

ZICCARON
Questa parola in ebraico significa “memoriale”.
Dopo tre settimane dal nostro ritorno ripercorriamo con la memoria i luoghi visitati, uno alla volta e riascoltiamone la Parola che custodiscono: così il pellegrinaggio rimane vivo. Perché lo Spirito di Gesù è vivo.
Una frase dell’Antico Testamento esprime il nostro animo: “O Dio, tutto proviene da te; noi, dopo averlo ricevuto dalla tua mano te l’abbiamo ridato. Noi siamo stranieri davanti a te e PELLEGRINI come tutti i nostri padri”. (1CR 29)
Lo stile che ci ha accompagnato l’abbiamo assunto da una tradizione antica che fu già della pellegrina Egeria. Nel suo diario scrive: “Tale era sempre la nostra consuetudine: ogni volta che riuscivamo a raggiungere il luogo desiderato, innanzitutto facevamo lì una preghiera, poi leggevamo il brano relativo preso dalla Bibbia che avevamo con noi; recitavamo inoltre un salmo appropriato e di nuovo ci mettevamo in cammino …”.
Solo attraverso un intelligente “fare memoria” il pellegrinaggio può rivivere.
Allora facciamo scorrere le diapositive impresse nei nostri cuori.
1° GIORNO 24 aprile
Ci accoglie l’aeroporto di Tel Aviv e soprattutto l’area di costa mediterranea, che fu terra abitata dai Filistei.
Ci dirigiamo verso sud, a Mitzpe’ Ramon. Scendere a sud non è solo uno spostamento geografico, ma anche spirituale. Ricorda il profeta Giona che fuggiva sempre più a sud per allontanarsi da Dio.
In pullman definiamo lo stile di un pellegrinaggio: si può viaggiare cercando il legame con la terra, oppure con i resti archeologici, oppure con i santuari. Scegliamo decisamente la prima opzione.
2° GIORNO 25 aprile
Cominciamo dall’inizio, cioè dalla creazione.
La nostra giornata si apre con la lettura di Gen 1,1-31 dinanzi al cratere di Mitzpe’ Ramon. Dio crea attra-verso la luce che illumina ogni cosa e offre uno spettacolo affascinante.
Ci portiamo poi nel deserto di Zin e precisamente a Ein Avdat per scorgere la meraviglia dell’acqua che dove arriva porta vita. Qui leggiamo la storia di Agar (Gen 16,5-15) che viene vista dall’occhio sorgente di Dio, il quale guarda ciò che gli uomini ignorano.
Saliamo alla tomba di Ben Gurion per poi visitare le rovine di Avdat, città Nabatea: ci facciamo una rapida idea dei popoli del deserto.
Concludiamo la nostra giornata celebrando l’Eucaristia tra queste rovine per riflettere sul significato del deserto: luogo creato dal peccato dell’uomo ma raggiunto dalla grazia di Dio; grembo fecondo, da cui sono nate le tre grandi religioni monoteiste.
3° GIORNO 26 aprile
Al mattino visitiamo Masada, roccaforte della resistenza degli zeloti al potere romano. Suggestiva nell’archeologia e nel paesaggio, ma discutibile nel messaggio: il suicidio collettivo di chi si sente abbandonato da Dio.

Ci dirigiamo poi verso il Mar Morto attraversando la regione di Sodoma e Gomorra (Gen 19,1-29). Le acque di questo mare ad altissima salinità impediscono ogni forma di vita.
Facciamo quindi tappa ad Ein Ghedi, luogo del Cantico dei Cantici con le sue splendide piscine di acqua sorgiva.
Meditiamo sulla grande visione di Ezechiele (Ez 47,1-12): dal tempio di Dio le acque della salvezza scendono a risanare il Mar Morto. Dal costato di Cristo, vero tempio di Dio, l’acqua sana i nostri peccati.
Leggiamo anche la pagina finale dell’Apocalisse: la città di Dio, dalla piazza d’oro, è attraversata da un fiume d’acqua viva.
Arriviamo in serata al Kibbutz Almog, per trascorrervi la notte.
4° GIORNO 27 aprile
Passiamo rapidamente attraverso Gerico e ci lasciamo sfiorare dalla salvezza sperimentata da Zaccheo
(Lc 19,1-10). Ci guardiamo intorno però, per osservare la povertà dei territori palestinesi.
Giungiamo quindi a Qumran dove vivevano gli esseni e dove furono ritrovati i manoscritti del Mar Morto. Riflettiamo su come fu invece la loro attesa del Messia al punto da lasciare tutto e d’altra parte ci convinciamo che non è separandosi dagli altri per fare “i puri” che si incontra il Cristo. Gesù rifiutò sia gli zeloti (Masada) che gli esseni (Qumran).
Percorriamo poi in pullman tutta la valle del Giordano per arrivare in Galilea rileggendo tutti gli spostamenti
di Gesù in questa regione. Saliamo al monte Tabor. Qui leggiamo Mc 9,2-8 e viviamo un grande momento di contemplazione. Dall’alto del Tabor si vedono tanti luoghi strategici della Terra d’Israele, dove Dio operò i suoi prodigi. Alla luce della trasfigurazione di Gesù chiediamo la nostra trasfigurazione.
Chiudiamo il pomeriggio sul lago di Tiberiade. Prendiamo il largo come gli apostoli e riflettiamo sulle nostre paure e su quanto ci condizionino, chiedendo a Dio di potercene liberare. Meditiamo su Mt 14, 22-32.
5° GIORNO 28 aprile
Partiamo subito per Nazareth. Alla Chiesa di S. Gabriele, la fontana della vergine ci imbattiamo velocemente nella spiritualità dei cristiani ortodossi: la loro liturgia, le icone, il significato dei colori e delle immagini.
Andiamo nel luogo della sinagoga e qui leggiamo Lc 4,16-30: ci guida nella riflessione il pensiero a Gesù e al suo universalismo. Egli vuole aprire la mentalità chiusa e ristretta della gente di Nazareth (quelli del Germoglio).
Giungiamo infine alla Basilica dell’Annunciazione che nella sua imponenza contrasta un po’con i ricordi
semplici e quotidiani custoditi in questi luoghi. Celebriamo una toccante Eucaristia proprio davanti alla casa della Madonna. Leggendo Lc 1,26-38 ammiriamo la verginità di Maria che è anche la nostra, in quanto possibilità di lasciare che Dio prenda dimora in noi.
Da Nazareth, in pullman ci dirigiamo a Banyas, alle pendici dell’Ermon, dove ci sono le fonti del Giordano
Qui Gesù pose i discepoli di fronte ad una scelta radicale e Pietro fece la sua professione di fede (Mt 16,13-28): anche noi rinnoviamo la nostra fede con un gesto battesimale. Nel suo battesimo Gesù
scelse di essere per sempre figlio (Mc 1, 9-11). Proprio perché figlio rimase celibe.
Anche noi ci sentiamo figli amati dal padre.
Ce ne andiamo guardando la roccia imponente che incombe su questo luogo: su questa roccia, che è Pietro, Cristo ha fondato
la Chiesa.
Giunti in albergo facciamo una verifica di metà cammino.
6° GIORNO 29 aprile
Ci attendono i luoghi attorno al lago di Tiberiade, carichi di emozioni e di memorie evangeliche.
Partiamo alla volta di Tabgha per andare alla Chiesa del primato, il luogo in cui Gesù risorto incontrò i discepoli, mangiò con loro e affidò a Pietro il suo gregge. Sulle rive del lago commentiamo Gv 21,1-19:
l’amore cristiano tende verso l’amicizia spirituale, quale sua forma più alta.
Andiamo poi a Cafarnao, la città di Gesù. Guardiamo la sinagoga, le case (che ci fanno tornare in mente la parabola della dracma perduta e dell’amico importuno) e andiamo nella casa che fu di Simone, dove Gesù visse. L’idea che quelle pietre furono toccate dal corpo del Signore ci dà una grande emozione.
Riviviamo la giornata di Cafarnao così come la racconta Marco (Mc 1,16-39).
Saliamo sul Monte delle Beatitudini e nella poesia di questo luogo leggiamo Mt 5,1-12: la proposta di felicità che Dio fa all’uomo.
Ritorniamo a Tabgha, sul luogo della prima moltiplicazione dei pani, quella riservata al popolo di Israele!
Ammiriamo la chiesa benedettina con i suoi mosaici.
Nel pomeriggio giungiamo ad Haifa per salire sul Monte Carmelo.
Una tappa significativa, soprattutto per la parrocchia di Roveleto.
Celebriamo l’Eucaristia per affidare a Maria le persone a noi care. Riflettiamo sul profetismo di Elia e sul tema della bellezza.
Partiamo poi alla volta della città santa, Gerusalemme. Alla vista della città preghiamo con i salmi delle ascensioni (Sal 120,135) e invochiamo su di essa il dono messianico: Shalom.
7° GIORNO 30 aprile
Al risveglio ci immergiamo subito in Gerusalemme, città “d’oro, di rame e di luce” come la definivano i pellegrini medievali.
Visitiamo la spianata del Tempio luogo di sacralità ma anche di contese e dall’esterno guardiamo la moschea:
anche da lì sale a Dio la preghiera dell’umanità.
Sbuchiamo davanti alla Chiesa di S. Anna, custodita dai Padri Bianchi.
Davanti ai resti della piscina di Betzaetà leggiamo Gv 5,1-8: Gesù guarisce uno storpio e gli permette di salire al Tempio, così come aveva fatto con il cieco a Siloe. Egli supera le prescrizioni volute dal re Davide (2 Sam 5, 8).
Uscendo dalla porta dei leoni ci rechiamo in pullman a Betlemme.
Ci colpisce il muro che circonda i territori palestinesi e riflettiamo su quanto Cristo abbia voluto abbattere i muri di separazione.
Celebriamo la messa nella grotta dove visse San Girolamo. Qui la Bibbia fu tradotta in latino.
Alla luce di Lc 2,1-7 riflettiamo su quanto il nostro salvatore abbia scelto la piccolezza e umiltà in continuità e in discontinuità con l’Antico Testamento.
La coda per giungere alla stella della Natività è piuttosto lunga, ma per chi sa sfruttarlo è un ottimo tempo di preghiera.
Nel pomeriggio andiamo al Campo dei Pastori, Beith Sahur; tutto l’Antico Testamento è storia di pastori:
Abele, Mosè, Davide, Geremia fino all’unico buon pastore che è Cristo. (Gv 10)
Alla sera il pullman ci conduce attraverso la città di Gerusalemme per goderne la sua bellezza anche con la luce notturna.
8° GIORNO 1° maggio
Percorriamo al mattino tutta la via dolorosa, partendo dalla Chiesa della Flagellazione. Gesù, con la sua duplice condanna ha sanato la frattura causata dal peccato di Adamo e dall’omicidio commesso da Caino. Leggiamo Mc 15, 1-15.
Passiamo davanti all’arco dell’Ecce Homo, tradizionalmente collocato alla Fortezza Atonia.
Ad ogni stazione leggiamo il brano evangelico corrispondente per entrare anche noi nel mistero della passione di Cristo che ci ha redenti.
Ci fermiamo nel cortile del monastero etiope, segnato da grande povertà, ma beato per la sua posizione sovrastante il S. Sepolcro.
Leggiamo i testi della morte di Gesù: Mc 15; Gv 19; Mt 27.
Egli beve l’aceto, assorbendo in se tutto il male del mondo e liberando noi dai nostri mali. Ci tocca nel profondo il mistero della discesa agli inferi: Cristo scende nell’abisso, così in profondità che d’ora in poi ogni inabissarsi sarà un cadere in lui.
Giungiamo così alla basilica del S. Sepolcro, cuore della nostra fede.
Preghiamo davanti al Calvario ed entriamo anche nel Sepolcro stesso.
Difficile descrivere le emozioni di questi momenti.
Celebriamo la S. Messa leggendo Mt 28,1-8.
Con la resurrezione di Gesù la realtà soprannaturale entra nel nostro quotidiano trasfigurandolo. I gesti e le parole di Gesù sono perennemente vivi e presenti.
Al pomeriggio ci rechiamo al Monte Sion per visitare il Cenacolo e l’abbazia della Dormizione.
Meditiamo sugli eventi decisivi qui accaduti: l’ultima cena (Mt 26; Mc14; Lc 22), le prime apparizioni di Gesù risorto (Gv 20) la Pentecoste (Atti 2).
Andiamo anche in S. Pietro in Gallicantu: qui leggiamo Mc 14,66-72 per capire come Pietro non abbia rinnegato solo Gesù, ma anche se stesso e i suoi fratelli. Scendiamo al luogo della probabile prigionia di Gesù e qui preghiamo con il Salmo 88.
Ci è facile operare una composizione di luogo su quella scala che anche Gesù percorse la notte del suo arresto.
Nel tardo pomeriggio ci rechiamo ancora una volta davanti al muro del pianto per pregare anche noi insieme ai fratelli ebrei.
Alla sera ci incontriamo con padre Ibrahim, parroco di Gerusalemme, perché ci racconti della situazione
dei Cristiani in Terrasanta.
Il pellegrinaggio è fatto anche dell’incontro con la pietra viva che sono le persone.

9° GIORNO 2 maggio
Al mattino saliamo sul monte degli ulivi per percorrerlo tutto fino alla valle del Cedron.
All’edicola dell’Ascensione abbiamo capito che la presenza di Gesù è definitiva egli sarà sempre con noi. Leggiamo At 1,3-14 e lo collochiamo sullo sfondo dell’Antico Testamento per il quale il monte degli ulivi era il luogo della presenza di Jawhè (Zc 14).
Alla grotta del Pater, a due passi dall’antica chiesa dell’Eleona, abbiamo pregato Dio con il nome di Padre, un padre che ci conosce e ci ama (Lc 11,1-4).
Da li ci siamo spostati nel cimitero ebraico e poi verso la Chiesa del Dominus Flevit per lasciarci accogliere da Gesù che piangendo sulla città, piange sui nostri cuori (Lc 19, 41-44).
Siamo giunti poi all’orto degli ulivi e alla Basilica dell’Agonia: la roccia in essa custodita ricorda la sofferenza di Cristo e la sua accettazione della volontà del Padre (Lc 22,39-46).
Scendiamo poi alla grotta dell’arresto, uno dei luoghi più intatti, rimasto come al tempo di Gesù. Qui leggiamo Lc 22,47-53.
Un rapido passaggio alla Chiesa ortodossa della Tomba di Maria chiude il nostro itinerario.
Prima del pranzo troviamo il tempo di visitare il Museo della Cittadella per renderci conto che noi siamo come nani sulle spalle dei giganti perché molte culture ci hanno preceduto.
Dopo un pomeriggio tranquillo ci prepariamo ad uno dei momenti più toccanti dell’intero pellegrinaggio: l’ora santa al Getsemani.
Alla sera, dopo cena, ci rechiamo nel romitaggio francescano adiacente alla Basilica dell’Agonia.
In un’ora abbondante di preghiera e di silenzio rileggiamo Mt 26,36-56.
Nel luogo del frantoio Gesù si lascia spremere come un’oliva per darci l’olio del perdono e dell’amore.
Noi riviviamo, in questo luogo così suggestivo, tutto il nostro pellegrinaggio. Preghiamo davanti alle mura illuminate della città Santa lasciandoci invadere da commozione e nostalgia.
È il nostro saluto a Gerusalemme.
10° GIORNO 3 maggio
Al mattino ci rechiamo a Yad wa Shem, il museo dell’olocausto.
Ci lasciano senza parole il male compiuto e le sofferenze patite dal popolo ebraico, misteriosamente associato alla passione del Signore.
Si potrebbe rileggere Is 53,1-12.
In seguito andiamo a Beit Hanina, il centro parrocchiale tenuto da padre Ibrahim. Qui celebriamo l’Eucaristia per affidare al Signore il nostro ritorno a casa, “trasfigurati”.
Il pellegrinaggio si è concluso: esso si mantiene vivo non solo con il parlarne e con il ricordarlo con affetto, ma trovando dei momenti calmi per rileggere i testi biblici nella preghiera.
La cena pasquale ebraica si conclude con l’augurio “l’anno prossimo a Gerusalemme!”. Lo rivolgo a ciascuno di voi chiedendovi anche una preghiera perché “Dio mi apra le porte della predicazione e io possa annunciare il mistero di Cristo per il quale vivo” (Col 4,3).
Don Umberto

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