La Via

La Via 19 febbraio

PERFETTO EQUILIBRIO? (Mt 5,38-48)

Avere un equilibrio nella vita è una cosa importante.
Spesso ne sentiamo il bisogno.
Un equilibrio tra le diverse emozioni che viviamo, un equilibrio nella gestione del tempo, un equilibrio che ci dia pace e armonia, dentro e fuori di noi.
A volte però questa esigenza di equilibrio si tramuta, senza che ce ne si renda conto, in qualcos’altro.
Lentamente diventa una mentalità di calcolo, di perfetto rapporto tra il dare e il ricevere, come se ci muovessimo sempre con la partita doppia sotto il braccio. Ossessionati dal titolo a pareggio.
Se la vita ci dà di più di quanto ci sembra di meritare non riusciamo a godercelo appieno; se invece ci dà di meno facciamo le vittime e meditiamo vendetta.
Abbiamo, insomma, una insopprimibile esigenza che i conti (esistenziali) tornino e che l’equilibrio venga ristabilito.
Forse per questo una pagina di Vangelo come quella di oggi ci lascia sbigottiti:
perché è tutto il contrario di questa logica dell’equilibrio.
È una pagina che invita a esagerare, a sforare, piuttosto che a controllare e delimitare.
Le parole di Gesù sono una boccata d’aria pura per tutti coloro che hanno provato, almeno una volta, la gioia di dare di più di quanto ti viene chiesto.
Per tutti coloro che non si lasciano smorzare gli entusiasmi se non vengono contraccambiati.
Per tutti quelli che vanno ben al di là dei loro semplici doveri.
E per quelli che raccolgono la sfida di amare anche ciò che non piace, anche chi amabile non è.
Queste sono le persone che credono alla “perfezione”.
Mi piace che la parola greca con cui l’evangelista parla di “perfetti” significhi “coloro che raggiungono l’obiettivo” cioè lo scopo della vita, che è amare senza misura, perché solo questo è la misura dell’amore.
E perché Gesù è davvero convinto che l’equilibrio non porti alla perfezione, ma che la perfezione sia il frutto maturo dello spreco.

Don Umberto