La Via 24 febbraio
SONNO e PREGHIERA (Lc 9, 28-36)
Ho quarantacinque anni e quindici di questi li ho passati dormendo.
Quando ci penso, la cosa mi fa sempre un certo effetto.
È così per tutti in realtà: voi quanti anni avete? Bene, un
terzo di essi li avete trascorsi nel sonno: il sonno occupa
infatti un terzo (circa) della nostra esistenza.
Possibile che sia stato tutto tempo inattivo?
Tutto tempo perso o magari utile solo a ricaricare le pile
per affrontare la giornata?
Tutta una ingiustificabile pigrizia?
Capita di trovare quelli che la pensano così: non lo dicono
apertamente, ma lasciano intendere che se si dormisse la
metà del tempo, si potrebbe produrre di più.
Se durante il sonno non accadesse nulla e noi fossimo puramente
passivi, costoro avrebbero ragione. Ma non sono persuaso che sia così.
Per un bambino in fasce il sonno è assolutamente prioritario:
è in quei frangenti che il bimbo cresce e assimila la conoscenza
del mondo che progressivamente gli si manifesta.
Per questo il sonno dà tanto alla conoscenza di sé : nella
storia degli uomini incredibilmente numerose sono state le
rivelazioni avvenute nel sonno o nel dormiveglia.
Ricordo le parole di un grande teologo russo, Pavel Florenskij:
“Il sonno colora la vita della nostra anima. È raro che l’uomo non abbia una relazione con altri mondi nel sonno. È lì che l’anima si china sulle profondissime radici delle realtà che nutrono la vita”. Perché mi sono avventurato in questa difesa del sonno? Per una suggestione dai testi biblici di oggi: c’è il torpore che cade su Abramo nella prima lettura e il sonno che opprime i discepoli nel Vangelo.
In entrambi i casi avviene qualcosa di straordinario proprio mentre le persone dormono.
Quel sonno però non è una assenza ma quasi la modalità con cui stare in relazione con la realtà divina che è dinnanzi a loro. C’è una realtà misteriosa e profonda che non possiamo raggiungere solo con i sensi, non possiamo spiegare a parole ne’ tradurre in immagini.
Quando si parla di sonno si intende quindi la via per rag-giungere questa realtà da cui la vita nasce. È qui che si genera il timor di Dio, che è lo sfondo indistinto sul quale può edificarsi la fede. La fede infatti non nasce semplicemente da una parola che spieghi qualcosa o che dia un insegnamento: essa sgorga dal mistero, quel mistero che, ogni tanto, fugacemente, ci si rivela come accadde ai discepoli nel giorno della Trasfigurazione di Gesù sul monte. Non a caso essa avvenne nella preghiera: la preghiera è affine al sonno, nel senso che è la via per entrare in con-tatto con la dimensione più profonda delle cose, generalmente nascosta e inavvertita. Abbiamo iniziato questa Quaresima intensificando la preghiera? Gesù ci attiri a sé, ci doni il suo spirito di preghiera affinché la nostra vita sia trasfigurata insieme alla sua e la luce del Tabor irradi le nostre vicende quotidiane.
Don Umberto