
La Via 13 dicembre
TESTIMONE DELLA LUCE
(Gv 1,6-8.19-28).
«Giovanni non era la luce. Ma venne per rendere testimonianza alla luce.»
Giovanni, testimone, cioè martire della luce, ci fa strada nell’avvento perché ci indica come ci si rapporta con Gesù.
E innanzitutto ci mostra che ciascuno di noi, pur con un cuore d’ombra, e sappiamo le ombre che abbiamo dentro, è in grado di accogliere, di accumulare, di stivare dentro di sé e di testimoniare luce.
Giovanni ci dice che il mondo si regge su un principio di luce, non sulla denuncia del male, non sull’analisi spietata o intelligente della tenebra e del peccato.
La storia vera, per me come per Giovanni, inizia quando anche nelle mie albe così ricche di tenebra, io so fissare il cuore sulla linea mattinale della luce che sta sorgendo, che sembra minima eppure è vincente.
Ciò che conta è che io renda testimonianza non tanto ai comandi, non ai castighi, non al giudizio, ma alla luce del Dio liberatore, di colui «che fascia le piaghe dei cuori feriti, che va in cerca di tutti i prigionieri» per tirarli fuori dalle prigioni e rimetterli nel sole.
Giovanni non è neppure chiamato a rendere testimonianza alla verità, ma alla luce.
Perché anche la verità, se non è bella, non smuove il cuore.
Rendere testimonianza a lui che, come dice Paolo, «ha fatto risplendere la vita», ha dato splendore e bellezza all’esistenza.
A me credente, a me prete, tocca allora essere annunciatore non del degrado, dello sfascio, del peccato, che pure assedia le nostre vite e il nostro mondo, ma testimone di speranza e di futuro, di sole possibile, di un Dio sconosciuto e innamorato che è in mezzo a noi, guaritore delle vite. E «mi copre col suo manto» dice Isaia, e farà germogliare una primavera di giustizia, una primavera che credevamo impossibile.
Mi abbandono, allora, nelle sue mani, come dice il profeta, come cuore ferito, ma anche come diadema.
Mi abbandono nelle sue mani come vaso spezzato che egli sanerà e come gioiello, come schiavo e come corona, testimone di una religione solare e felice.
E questo grazie a Giovanni, asceta e martire della luce.
Padre Ermes M. Ronchi

