
La Via 8 maggio
IL VERO PASTORE.
(Gv 10,27-30).
Capita sempre più raramente ormai di vedere un pastore.
Quelle rare volte tutti ci ricopriamo di meraviglia: lunga fila di pecore e un uomo solo che le accudisce.
Accade di pensare che i nostri figli non sapranno magari che cosa sia un pastore se non avendolo letto nei libri.
Quel che colpisce nella vita di un pastore è la pazienza e la immobilità.
Passa interminabili ore fermo a guardare il gregge.
Magari oggi ammazza il tempo con lo smartphone, ma sta di fatto che sembra non fare nulla.
Eppure penso che il suo occhio sia vigile e anche il suo cuore.
Non agisce freneticamente, non deve ogni volta intervenire nella vita del gregge che se ne sta placido e beato a brucare l’erba.
Ci gioverebbe pensare anche così la vita di Dio.
Nel suo figlio Gesù Egli ha rivelato di essere l’unico vero pastore: e lo fa con cuore vigile su ciascuno di noi.
Ma soprattutto con pazienza infinita per i nostri tempi così dilatati nel seguire le sue vie.
E anche con una certa immobilità: Dio non interviene continuamente nella nostra vita.
Non ci manda di continuo messaggi, segni e parole.
Lo fa quanto è strettamente necessario.
Per il resto… lascia che conduciamo la nostro esistenza, anche quando commettiamo errori.
Dio ama la nostra libertà: eppure non c’è lontananza tra noi e Lui, ma intimità.
È un mistero e al contempo un meraviglioso dono questa relazione fatta di distanza, respiro, aria e al contempo intimità profonda, ascolto, conoscenza.
Forse per questo Cristo è l’unico vero pastore.
Tutti gli altri ne sono una pallida copia.
Don Umberto

