
La Via 19 Novembre
A CIASCUNO IL SUO (Mt 25,14-30).
La parabola di oggi ci svela come il Vangelo ha talmente inciso sul pensiero occidentale da modificarne il linguaggio.
Quando una persona è capace, ha delle risorse, diciamo che ha talento, senza sapere che il talento è la famosa moneta affidata ai servi della parabola.
Abbiamo dei talenti, dunque, e questa è una bellissima notizia: a chi più, a chi meno, a ognuno è affidato un capitale da far fruttare, una risorsa da mettere a disposizione.
Tutti, senza eccezioni, anche quelle persone che non riescono ad accorgersene e che — peggio — passano il tempo a invidiare i talenti degli altri nascondendo il proprio sottoterra.
Se Dio ci ha creati, è per realizzare un progetto, un sogno, per adempiere una missione.
Ciò che siamo chiamati a fare è, anzitutto, scoprire il tesoro nascosto nel campo, scoprire nel profondo del nostro cuore i doni che il Signore ci ha dato per metterli a servizio del Regno.
Non pensiamo subito a doni strabilianti, a capacità eccezionali: pochi di noi diventeranno premi Nobel!
Nella logica di Dio, però, ognuno di noi ha una o più qualità da mettere a servizio degli altri.
Il Signore ci chiede di prendere coscienza delle nostre qualità, per metterle a servizio degli altri.
Esiste una malsana interpretazione dell’umiltà che vedo molto diffusa tra i discepoli: quella di dire: «Non valgo nulla».
Quella non è umiltà, è depressione!
Immaginatevi la faccia di Dio che vuol fare di noi dei capolavori, che ci ha creato con misteriosa provvidenza e arte e che si sente dire: «Faccio schifo!».
Amici, mettete a frutto i vostri talenti, individuateli, anzitutto, e poi donateli ai fratelli.
Senza bisogno di essere premi Nobel della medicina, per carità!
Magari riconosco come un dono la capacità di pazientare, o di ascoltare, o di perdonare, il mio buonumore, la mia sincerità, la mia capacità di accorgermi degli altri, e, con semplicità, ne faccio dono agli altri.
Paolo Curtaz

