
La Via 3 marzo
QUALE DIO (Gv 2,13-25).
Forse la cosa più difficile nella vita spirituale non è tanto credere ma capire a quale Dio stiamo credendo.
Per questo la liturgia anche oggi insiste sulla necessità di praticare la propria immagine di Dio.
L’aveva già fatto domenica scorsa, allorché sia Abramo che i discepoli avevano vissuto un cambiamento di figura, una visione diversa di quale forma avesse Dio.
Gesù di Nazareth.
Nel Vangelo di oggi questo tema ritorna ed è così importante che Gesù si adira contro coloro che diffondono una immagine errata di Dio.
Ciascuno di noi ha una sua immagine di Dio.
Per certi versi è inevitabile che sia così: le nostre esperienze personali, l’educazione ricevuta e la incauta propensione a trasferire su Dio tutto ciò che idealizziamo ci portano a farci un Dio tutto nostro.
Anche chi non crede e lo fa perché “non si può credere ad un Dio che lascia morire i bambini” ha una sua idea di Dio.
Molto spesso ce l’ha così sbagliata che fa bene a non credere.
Contro quale idea e visione di Dio si scaglia Gesù?
Cosa vuole in realtà ribaltare quando scaglia a terra i tavoli dei cambiavalute?
L’immagine di Dio come di colui con cui ci si mette a mercanteggiare.
Si fanno cioè gesti religiosi con la speranza (per alcuni la certezza) che Egli ci darà in cambio protezione e buona sorte.
Una logica di scambio totalmente priva di gratuità nella quale l’uomo non arriva mai ad una vera apertura del cuore e Dio resta nel suo mondo come fosse il burattino della storia (per questo pagato dai nostri sacrifici).
L’atteggiamento sorprendente di Gesù, nella pagina odierna del Vangelo, ci esorta a vivere la nostra vita non nella ricerca dei nostri vantaggi e interessi ma per la gloria di Dio che è l’amore.
Per questo siamo chiamati in Quaresima ad un impegno (anzitutto interiore) a coltivare nella preghiera una giusta immagine di Dio togliendo dal nostro cuore l’ambiguità di cui lo rivestiamo.
Don Umberto

