La Via 24 marzo
Oggi l’importante non è prendere in mano le palme o gli ulivi e compiere qualche passo, ma esprimere la volontà di un cammino.
L’ingresso di Gesù in Gerusalemme infatti, non ha un valore in sé, ma assume il suo significato dall’insieme degli eventi successivi che culmineranno nella morte e resurrezione del Signore.
Con che spirito dunque siamo chiamati ad iniziare questa settimana?
Anzitutto con lo stesso silenzio di Gesù.
Mi fa sempre molta impressione, nella liturgia odierna, quanto poco il Signore abbia parlato.
Se ne sta silenzioso e assorto sia di fronte a chi lo osanna che di fronte a chi lo condanna.
È un silenzio ricettivo il suo, un silenzio che gli permette di accogliere le parole e i gesti degli altri, ma soprattutto le parole del Padre che risuonano in lui. Senza questo silenzio non avrebbe la forza di affrontare la sua croce.
Questo tacere è solo il primo di una serie di gesti inediti, fuori dall’aspettativa della gente, che contempleremo nella Settimana Santa.
Gesti che ci colpiscono per la loro passività, l’inermità difficile da accettare.
Perché subire tanto? Perché portare fino a questo punto estremo la sua umiltà?
Con il suo modo di essere Gesù ha insegnato che umiltà e regalità possono coesistere, che semplicità e sovranità non sono l’una l’opposto dell’altra.
Attraverso di lui noi capiamo che una persona è tanto più grande e meritevole di fiducia quanto più è umile.
Anche questo atteggiamento ci viene quindi suggerito all’inizio di questo cammino.
E infine c’è la fraternità.
Quella comunione con ogni uomo che Cristo ha voluto cercare con forza giunge qui al suo punto culminante.
Egli realizza la comunione anche a costo di essere schiacciato e questo ci fa, onestamente, un po’ paura.
Essere cristiani però significa vivere accogliendoci nell’amore vicendevole e quindi prepararsi alla Pasqua avendo nel cuore, o forse ritrovando, questi sentimenti.
Don Umberto