La Via

La Via 12 maggio

I  SEGNI  (Gv 15,9-17).

Quando Gesù parla dei segni che accompagneranno quelli che credono c’è da sentirsi fuori posto.

Personalmente non riesco a fare nessuna di queste cose (ma neppure vedo in giro molti credenti che lo fanno): non guarisco le persone, non parlo lingue nuove, non posso bere un veleno restando incolume.

Se lo prendessimo alla lettera (e a volte occorre farlo) questo Vangelo ci regalerebbe la netta sensazione di non essere credenti.

Poi però è lo stesso racconto evangelico a fornirci la chiave di lettura di queste parole.

Gesù viene elevato in cielo, accanto al Padre ma la sua non è una assenza quanto piuttosto un nuovo modo di presenza.

Non è più davanti a loro in carne e ossa ma è come se fosse dentro di loro, in ogni loro azione.

Così, quello che all’inizio spaventava se preso alla lettera (scacciare demoni, palare lingue nuove, ecc…) ci dà delle indicazioni su come fare della nostra vita una immagine della sua.

Potremo scacciare demoni anche noi se ci diamo da fare per scacciare il demone della ricchezza e della ingiustizia.

Potremo parlare lingue nuove quando con il linguaggio dell’amore e della fraternità testimonieremo il Vangelo.

Potremo prendere in mano i serpenti del male se prenderemo atto delle nostre fragilità e tentazioni e cercheremo di superarle senza chiudere gli occhi.

Se avremo il cuore abitato dalla Parola di Dio anche le relazioni umane avvelenate da giudizi, malizia e cattiveria non ci faranno morire.

E potremo guarire il nostro prossimo quando ci prenderemo cura di chi sta male nel corpo e nello spirito sapendo che una buona parola è potente per il cuore come una medicina.

A pensarci bene allora questi segni esistono e se ci guardiamo intorno li vediamo.

A volte ne siamo capaci anche noi, poveri discepoli di un Cristo vivente e glorioso.

Don Umberto.

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