
La Via 3 novembre
RUMINARE LA PAROLA (Mc 12,28-34).
Mi colpisce, nel brano evangelico di oggi, il fatto che lo scriba che interroga Gesù, una volta ricevuta la risposta, ripete esattamente le parole del Signore.
Perché questa ripetizione?
Non è di troppo?
In un Vangelo come quello di Marco che ha uno stile molto conciso e asciutto questa ripetizione appare come una cosa strana.
Ma quando c’è una stranezza non è un caso ma una scelta oculata.
Si tratta infatti di un insegnamento per noi che ascoltiamo.
La Parola del Signore non può essere ricevuta come una notizia qualunque o un racconto di cronaca.
Essa va fatta propria e custodita, va ripetuta fino a saperla a memoria.
I monaci, a questo riguardo, usavano parlare di “Ruminare la parola”.
È una bella espressione: la Parola è infatti un nutrimento che ci tiene in piedi e ci dà energia.
Non è fatta per toglierci forza suscitandoci senso di colpa ma per darci coraggio, per dare luce al nostro buio.
Ecco perché è così importante familiarizzare con il Vangelo.
Se consideriamo ad esempio la pagina odierna, ci mettiamo di fronte al grande comandamento dell’amore, a quell’invito ad amare con tutto il cuore che può diventare criterio di scelta e di giudizio nella vita.
Ama Dio con tutto il cuore non significa ama Dio solamente, ma amalo senza mezze misure, senza mediocrità.
Allo stesso modo amerai con tutto il cuore il tuo amico, lo amerai senza calcolo e senza mediocrità.
Il nostro rischio di amori mal compresi è quello di smarrire la polifonia dell’esistenza.
A questa polifonia ci guida questa pagina di Vangelo.
Non crediate che basti amare Dio, pregarlo, venire in Chiesa e cantare l’alleluia.
Lo facevano i farisei nel tempio; noi possiamo essere i nuovi farisei nei nostri nuovi templi.
Addirittura c’è chi crede di amare Dio perché non ama nessuno sulla terra.
Il prossimo ha voce, corpo, cuore che reclamano onori e amori simili a quelli di Dio.
Don Umberto

