La Via

La Via domenica 7 aprile

pdf50BUTTARE DENTRO  (Gv 20, 19-31)
“Ho buttato dentro”.
È un’espressione che non avevo mai sentito prima di arrivare qui nel Piacentino.Mi ha incuriosito questo modo di dire e mi pare di aver compreso che significhi stancarsi di qualcosa, abbandonare un cammino intrapreso, magari per stanchezza, pigrizia o demotivazione.
Probabilmente è una fase da cui siamo passati un po’ tutti. C’è passato anche l’apostolo Tommaso, anzi, il Vangelo di oggi ce lo presenta nel bel mezzo di questa fase.
Si era fidato di Gesù, lo aveva seguito e le cose non erano andate bene. Ora basta. Non ce la faceva più.
Fidarsi ancora, tanto più di un fantasma, proprio no. La questione non era quella di avere le prove, perché Tommaso non era uno sprovveduto.
Lo sapeva che fede ed evidenza non vanno d’accordo.
Se una cosa la vedi, la vedi e basta, non c’è bisogno della fede.
La fede si fonda invece sull’affidamento.
In verità Tommaso non era più disposto a nulla: era chiuso, pur stando fuori dal cenacolo.
E come lui, anche tutti gli altri apostoli.
Gesù venne da loro, ma ci venne a porte chiuse. Non poteva infatti contare sulle loro attese, sul loro desiderio di vederlo ne’ tanto meno sulla loro disponibilità all’incontro e all’accoglienza.
Chiuse erano le porte, chiusi gli orecchi, chiuso il cuore e non più pronto a lasciarsi scaldare.
A queste condizioni, tutt’altro che favorevoli, Gesù si presentò in mezzo a loro.

Queste porte chiuse, invece che farci fantasticare sulla realtà del corpo risorto di Cristo, potrebbero suggerirci interrogativi sulle nostre ingiustizie, sulle nostre paure, sui nostri pregiudizi.
Niente ferma la forza del Risorto, non ha bisogno di nostre par-ticolari credenziali per manifestarsi, la sua presenza è un dono, puro, gratuito e inaspettato.
Un dono che si rivela credibile non per la fisicità del suo corpo, ma per i segni dei chiodi.
Sarà sempre così anche per la Chiesa, anche per la nostra testimonianza: crederanno in noi non per la potenza dei nostri mezzi ma per il segno dei chiodi.
Perché solo l’amore è credibile.
Don Umberto