
La Via 2 febbraio
UN BAMBINO E LA SUA PACE (Lc 2,22-40).
Oggi celebriamo la festa della presentazione di Gesù al Tempio.
Sono due le considerazioni che vorrei condividere: la prima concerne il tema della differenza di Dio; la seconda il tema della fine.
Anzitutto se ascoltiamo attentamente la prima lettura ci accorgiamo che essa parla della venuta del Signore nel tempio e presenta questa venuta in modo solenne e ieratico: “chi resisterà al suo apparire? Chi sopporterà il giorno della sua venuta?” chiede il profeta Malachia.
Il Vangelo si collega a questa lettura e racconta proprio la venuta del Signore nel tempio, anzi, la sua presentazione.
Ma è quella di un bimbo piccolo e inerme, totalmente inoffensivo, quasi fragile.
C’è molta differenza quindi tra come ne parlava il profeta e cosa realmente accadde.
Questa è la differenza di Dio o meglio la differenza del suo modo di manifestarsi e di rendersi presente alla vita delle persone, alle nostre vite.
È normale farsi una immagine di Dio e quindi anche pensare che Egli si riveli a noi in un determinato modo.
Ma questa nostra immagine va sempre ridimensionata per lasciare spazio alla libertà di Dio.
Accogliere la differenza di Dio vuol dire avere occhi diversi, pieni di quella luce che ebbero Simeone e Anna al tempio.
Forse è proprio per questo che oggi benediciamo e riceviamo le candele: per avere questa luce.
Sono proprio le figure di Simeone e Anna che mi suggeriscono una riflessione sul tema della fine.
La preghiera che affiora alle loro labbra è una preghiera bellissima che la Chiesa utilizza ogni giorno nella liturgia delle ore, precisamente a Compieta.
In essa diciamo che la fine della giornata è un momento pieno di senso, perché in ciò che abbiamo vissuto Dio si è rivelato a noi.
Così, ciò che finisce non ci genera angoscia o inquietudine, ma pace.
La pace di chi sa che alla fine delle cose non c’è il vuoto, ma Dio.
È una sapienza evangelica che insegna a stare nella pace non solo di fronte alla fine del giorno ma anche alla fine di un progetto, di un incarico o alla fine della vita.
A noi che pensiamo che le cose non debbano mai finire, questa sapienza venga data in dono.
Don Umberto

