
La Via 2 marzo
PAROLE, PAROLE, PAROLE (Lc 6,39-45).
Nel giorno in cui si conclude la visita pastorale del nostro Vescovo Adriano risuonano nella nostra liturgia letture che ci fanno riflettere sul tema della parola, la nostra parola, il nostro modo di comunicare.
Nella prima lettura infatti è affermato in modo perentorio che la parola rivela la verità delle persone; nel parlare emergono pregi e difetti di un individuo.
Il modo di ragionare e di argomentare fa emergere di cosa è fatta una persona, quali siano le ragioni che la muovono e quali le verità di una coscienza.
Certamente questo testo del Siracide ha una visione ottimistica, perché può capitare anche il contrario e cioè che le nostre parole nascondano il pensiero.
C’è una sottile forma di ipocrisia nel parlare che col tempo ho imparato a non stigmatizzare.
A volte questa ipocrisia è una forma imperfetta di rispetto perché se tutti dicessimo sempre quel che pensiamo la società esploderebbe.
Quel che è auspicabile perciò è che in una comunità (come dovrebbe essere una parrocchia) il parlare sia franco e sincero e riveli davvero il cuore delle persone.
In questo senso ascoltare oggi il Vangelo è una occasione provvidenziale.
Al termine della visita pastorale infatti il Vescovo ci invierà una lettera; le sue parole (nella forma scritta) ci riveleranno un po’ di più chi sia lui e manifesteranno chi siamo noi, in verità, per lui.
Predisporci ad accoglierla e ad accogliere ogni eventuale correzione (fraterna) richiede umiltà, fiducia e disponibilità.
Ma questa condizione è necessariamente reciproca: anche chi esorta e corregge è chiamato allo stesso stile.
Ce lo fa capire oggi il Vangelo allorché parla dell’uomo che indica la pagliuzza nell’occhio del fratello senza vedere la trave nel suo occhio.
Questa trave non è solo un eventuale errato comportamento ma è la condizione profonda del cuore.
Se infatti il cuore non è purificato non si può dire la verità con carità.
Se la grazia di Cristo non tocca il nostro cuore le parole che escono dalle nostre labbra facilmente sono una verità deforme, viziata dalla nostra visione sclerotizzata delle cose e dalle nostre invidie e gelosie.
Si può correggere gli altri solo con amore.
Il Signore purifichi il nostro cuore perché possiamo pronunciare parole di vita.
Don Umberto

