
La Via 23 marzo
IL SENSO CRISTIANO DELLA VITA (Lc 13,1-9).
Quello di oggi è un episodio evangelico nel quale ci viene insegnato il senso cristiano della vita.
Ed è un insegnamento impartito da Gesù attraverso una contrapposizione.
Ci sono anzitutto alcuni uomini turbati da una notizia drammatica che riferiscono al Signore: nel cortile del tempio di Gerusalemme alcuni soldati romani avevano massacrato dei pellegrini mentre stavano offrendo dei sacrifici.
A questo terribile episodio se ne accosta un altro altrettanto angosciante: alcuni passanti a Gerusalemme erano stati schiacciati dal crollo della torre di Sìloe.
A Gesù viene raccontato tutto ciò ma soprattutto gli viene chiesta una spiegazione di senso.
E questa spiegazione parte, nella mente degli interlocutori, da una precisa visione del mondo e della vita: se è accaduta questa sciagura è perché quegli uomini erano peccatori.
È la giusta punizione divina per i loro peccati.
Per queste persone quindi la vita religiosa consisterebbe nell’evitare i peccati; più per paura che per desiderio della virtù.
Vivere senza peccare per non essere puniti da Dio.
Gesù rifiuta categoricamente questa visione semplicistica e non evangelica di Dio e dell’esistenza umana.
Ma non solo la rifiuta; rilancia anche un altro modo di intendere la vita.
E lo fa attraverso una parabola, quella del fico sterile nella quale Dio esorta ad avere pazienza e a portare frutti.
Ed è questo il senso della vita cristiana: portare frutto, cioè generare il bene intorno a noi.
Non più e non solo, quindi, evitare i peccati, ma fare qualcosa di più.
Si potrebbe essere impeccabili ma sterili; e, al contrario, si potrebbe essere fecondi pur conoscendo l’esperienza del peccato come ogni uomo e donna di questo mondo.
Così il tempo di Quaresima che stiamo vivendo non è l’occasione per dire dei no, quanto pertanto per dire dei sì.
Sì alla Parola di Dio; sì alla generosità, sì alla pazienza, sì all’amore.
Don Umberto

