La Via

La Via 13 aprile

SENTIRSI VIVI   (Lc 22,14-23,56).

Oggi ci accompagna l’intero racconto della Passione di Gesù che ci ha inondato di sentimenti, emozioni e pensieri che non vanno addomesticati ma lasciati scorrere affinché entrino nei nostri cuori.

C’è sempre infatti questo rischio, quello di ascoltare queste parole con lo spirito di chi già le sa, di chi pensa che siano ricordi antichi e quindi abbiano perso la loro forza.

Ci si accosta a questa pagina di Vangelo come se si fosse morti dentro e invece per entrare nella Settimana Santa è necessario sentirsi vivi.

Potremmo farlo davanti a tutta la scena della Passione, ma una in particolare è figura di luce: quella del buon ladrone.

Tale denominazione sancisce un principio: non è la qualità delle opere passate che condanna ciascuno al ruolo di buono o di cattivo; anche il ladrone diventa buono quando confessa la sua colpa e invoca il perdono.

Tutti gli uomini alla fine della loro vita stanno sulla croce; ma c’è differenza tra croce e croce.

Il primo dei malfattori appesi alla croce non conosce la differenza ed è disposto a riconoscere come Messia soltanto chi può liberare dalla sofferenza: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”

Il buon ladrone invece rimprovera il compagno: “Neanche tu hai timore di Dio, benché condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male.”

Ecco la differenza tra sofferenza e sofferenza: chi soffre a motivo delle proprie azioni soffre senza speranza; Gesù che non ha fatto nulla di male ha una speranza, e a quella speranza di appella il buon ladrone: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.

Gesù gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel Paradiso”.

E la croce divenne per il buon ladrone la porta per entrare nella festa.

La stessa preghiera rivolgiamo tutti al Signore crocifisso: non gli chiediamo di liberarci dalle molte sofferenze e dalle molte passioni della vita,  ma di convertirne la qualità, in modo che esse non pesino su di noi come documento della nostra colpa, ma ci sollevino accanto a lui sulla croce e ci rendano partecipi della sua speranza.

Don Umberto