La Via

La Via 30 giugno

pdf50LE ESIGENZE DEL REGNO                                       (Lc 9, 51-62).

Nel Vangelo di oggi tre uomini incontrano Gesù con il desiderio di seguirlo.

A tutti e tre Gesù risponde con una franchezza e una perentorietà che non ammette repliche. Le parole di Gesù sono quindi chiamate dagli studiosi: “i tre detti legali sulla sequela”.

Gesù invita ad una decisione che deve essere una decisione ferma e risoluta.

In questo senso si definisce la croce: essa non è solo emblema delle cose patite ma è la figura simbolica della decisione stessa. La croce è la forma che prende la propria vita mediante una risoluzione ardua, scomoda, che ci procura contrarietà.

Non possiamo ridurre la croce alle sofferenze fisiche: ammalarsi e morire sono una cosa naturale; decidersi per qualcosa o per qualcuno è un atto della libertà e quindi ha qualcosa di soprannaturale.

Certamente questa forma “violenta”della fede ci appare un po’ ostica, dura da accettare.

Nella religione noi ci aspettiamo solo dolcezza, mitezza, riposo e pace.

Ci pare anche che una religione sia apprezzabile se è frutto di spontaneità e sincerità, se esprime la inclinazione  del cuore, se viene praticata quando uno”se la sente”.

Che la verità della religione possa invece essere l’ascesi, il piegare la propria volontà e il proprio sentire verso Dio       questo non ci sfiora nemmeno, anzi ci sembra dannoso e pericoloso.

Così pure in noi preti viene apprezzata la spontaneità e la simpatia un po’ accomodante: più indigesti e poco frequentabili diventiamo allorchè ci facciamo portavoce delle alte esigenze del Regno di Dio.

Possiamo metterla come ci pare ma la fede nel Vangelo non è un messaggio rassicurante per la nostra coscienza incerta.

Quando ci sentiamo dire che seguire Gesù (cosa che riguarda ogni cristiano) viene prima dei legami familiari, dei gesti di pietà, delle opere che scegliamo noi (seppure buone), allora ci vengono un po’ i brividi.

Ma non è questa la strada  verso la libertà?

La libertà non certo intesa come possibilità di fare della nostra vita quel che il capriccio ci suggerisce (“me lo sento …”) ma una libertà che consiste nello scegliere quel che ciascuno deve essere.

Anche a noi sia concesso di conoscere la verità, e la verità ci farà liberi.

 

 

don Umberto e don Stefano