La Via 17 novembre
Proviamo ad immedesimarci nella comunità cristiana per la quale Luca scriveva il suo Vangelo.
Siamo negli anni 70-80 dopo Cristo.
Negli anni 64-67 Nerone aveva ordinato una tremenda persecuzione nei confronti dei cristiani.
Nell’anno 70 poi il Tempio di Gerusalemme era stato distrutto dai Romani.
Due eventi terribili, due fatti talmente inspiegabili da lasciare del tutto disorientati.
Che ne sarebbe stato del futuro di quella comunità? Cosa sarebbe accaduto?
Non è difficile riportare quelle sensazioni ai giorni nostri.
Proviamo solo a pensare con quanta fiducia e speranza abbiamo iniziato il nuovo millennio e che clima positivo c’era durante il grande giubileo del 2000.
Ora sono passati 13 anni e dove siamo?
C’è stato l’11 settembre, il dilagare del terrorismo, lo tsunami e diversi terremoti, una grandissima crisi economica che sembra non finire. Dove stiamo andando?
Il futuro è una vera incognita e anche noi, come la gente al tempo di Gesù, vorremmo sapere quando tutto ciò avrà una pausa, o come potremo difenderci dal peggio.
Vorremmo poter controllare ciò che avverrà.
L’incertezza ci disorienta; forse ci disorienta anche la velocità con cui corre la società tecnologica, la fine di un mondo di valori familiari che ci rassicurava, il lento e inesorabile sgretolarsi di istituzioni che parevano sicure, come il Tempio per gli Ebrei.
Prima che le catastrofi di cui sopra accadessero, Gesù ne aveva già colto i segni premonitori e aveva tracciato uno stile.
“Non lasciatevi travolgere dalle brutte notizie – aveva detto – e non angosciatevi per il futuro perché è nelle mani del Padre”.
Ma non si è fermato qui; non si è accontentato di una pur importante parola di ottimismo e consolazione.
Ha assicurato che sono proprio i tempi bui l’occasione propizia perché la luce risplenda ancor di più ed è la persecuzione la condizione ottimale per testimoniare il bene.
Allergico com’era al quieto vivere, anche quella volta, Gesù fece di tutto per disorientare con la sua lettura delle cose coloro che erano già disorientati per gli eventi negativi.
Convertirsi è accogliere il modo di pensare di Gesù, rinnovando la nostra mente.
Se lo facessimo, noi che stiamo toccando il fondo, potremmo magari dire: “Per fortuna siamo rovinati”
Don Umberto e Don Stefano