La Via

La Via 1 dicembre

TEMPUS FUGIT.      (Mt 24, 37-44)pdf50

 La traduzione è  semplice: “il tempo fugge”, anche se in italiano l’abbiamo reso meglio con “il tempo vola”.

Così, a memoria, mi pare sia una citazione delle Georgiche del poeta Virgilio: “il tempo fugge irrimediabilmente”.

E in effetti, si pronuncia la parola “tempo” e subito ci si sente in ansia. Si prova quasi una specie di risentimento.

Ti guardi intorno, ti guardi dentro e ti accorgi che sei sempre di corsa per cercare di afferrarlo, questo benedetto tempo, di fermarlo e farlo ragionare perché non voli via così rapido.

Ma vorresti anche impedire i suoi effetti più amari: il tempo logora i sentimenti, i monumenti, la bellezza delle persone e delle cose. Ha la capacità di smorzare, di spegnere gli amori e i buoni propositi, gli ideali e i sogni.

E poi fa invecchiare: ti rendi conto di non poter fare più le cose di prima o ti accorgi che persone un tempo belle e attraenti vengono messe in un cantuccio.

Quando servirebbe, il tempo non c’è mai; eppure abbiamo migliorato tantissimo la nostra qualità di vita e la velocità con cui facciamo le cose. Quindi, in teoria dovremmo avanzare un sacco di tempo per vivere, visto che facciamo tutto più in fretta. E invece no, per nulla.

Il tempo è sempre lì, impassibile, a sentenziare in modo inappellabile che le nostre opere rimarranno sempre incompiute, i nostri lavori non finiti, i nostri progetti interrotti .

Il tempo ingoia ogni cosa e custodisce anche gli errori a cui non puoi più porre rimedio: ti lascia con il rammarico o la vergogna, non sempre con dolci ricordi.

Perché allora il credente non si rassegna?

Perché in questo tempo, benedetto e maledetto, abita la grazia di Dio che lo trasfigura.

Il tempo è nelle Sue mani e quella sensazione di fuggevolezza, di inesorabile ripetizione, di corsa verso il nulla non sono altro che preparazione all’incontro, memoria e speranza del Regno.

Questo è il dono della liturgia e la grazia del tempo di Avvento: è il coraggio di fermarsi e aspettare Dio come mai ce lo immaginiamo.

È il dono che rende possibile, a noi abitatori del tempo, di partecipare alla vita divina e alla comunione dei santi che ci hanno preceduto.

Così possiamo vivere la nostra vita, lavorare, impegnarci, divertirci orientati all’oltre, all’altrove, al vero.

E’ proprio bella questa stagione liturgica che sussurra che il nostro tempo non gira a vuoto per spegnersi come una candela, ma va verso la pienezza.

Se la trovassi in internet, cliccherei su “mi piace”.

 

 

 

don Umberto e don Stefano