La Via 23 febbraio
LA MISURA DELL’AMORE. (Mt 5, 38-48).
Ho un amico prete che a Milano ha fondato una comunità di accoglienza per giovani “difficili”, sbandati, violenti e disadattati.
Una comunità dove si respira Vangelo e speranza, il cui motto è: “non esistono ragazzi difficili”.
Mi piace questo motto.
Lo ritengo profondamente in sintonia con il Vangelo ascoltato quest’oggi.
È una pagina il cui soffio di pienezza ci invade fino a darci un po’ di fastidio; “porgi l’altra guancia”, “ama i tuoi nemici”. Che pretese!
Ci vien da fare altre riflessioni: non dovremo forse attenuare questa pagina? Non dovremmo diluirla con qualcuno dei nostri ragionamenti che sanno tanto di alibi? Non la dovremmo forse innaffiare di buon senso, quel tanto affermato buon senso che serve per stare al mondo?
Proviamo a non farlo, proviamo a lasciar parlare Dio, così, “sine glossa”, cioè senza commento. E proviamo a farlo non solo quando parla di divorzio e matrimonio, ma anche quando dice di amare il nemico.
Sentiremo il Signore dire proprio questo: “non esistono persone cattive”.
Ci sono, piuttosto, persone che rimangono cattive perché nessuno ha creduto nella loro possibile bontà. Nessuno ha creduto nella loro possibile conversione.
E qual è l’unica parola che può convincere un altro a divenire da cattivo buono?
È la parola del perdono e dell’amore.
Dostoevskij ha un bellissimo racconto autobiografico: ormai in prigione da tempo, il grande scrittore russo era spesso tentato di disprezzare i compagni di cella, uomini rozzi e malvagi.
Ad un certo punto si ricordò di quando, da bambino, fu salvato dai lupi da un contadino che tutti criticavano per la sua durezza e la sua cattiveria.
Scrive Dostoevskij: “ogni volta che vedo una persona che mi sento di disprezzare mi ricordo di quell’episodio. E penso che dentro ad ogni cuore, anche il più indurito, il più inselvatichito può nascere un sentimento buono, vero, pulito.
Basta dare a queste persone, forse ripetutamente, l’occasione per dimostrarlo”.
Questo è l’amore che ha avuto Gesù e al quale egli ci invita.
Non è fantasia, non è utopia.
Tanti hanno saputo metterlo in pratica, magari non li conosciamo.
O forse ne abbiamo sentito parlare.
Ve li ricordate i sette monaci uccisi in Algeria? E quelle meravigliose parole del loro priore frère Christian che nel suo testamento perdona e prega per il suo futuro assassino?
Quando fu scritto un libro su di loro lo titolarono “Più forti dell’odio”.
Bellissimo
Un’altra di quelle cose per cui cliccare “mi piace”
don Umberto, don Stefano