La Via

La Via 2 marzo

“NON AFFANNATEVI”.                  (Mt 6, 24-34).pdf50

 Sulla vita di S. Francesco sono stati girati molti film. Personalmente sono un po’ nostalgico e ricordo con piacere “Fratello sole, Sorella luna” di Zeffirelli. Fu un film criticato, anche dagli stessi francescani, per la sua inesattezza storica.

Però ha una scena molto bella:

quando Francesco va dal Papa Innocenzo III per l’approvazione della sua regola.

Il poverello di Assisi si prostra davanti al Pontefice e poi inizia a leggere un testo in latino preparato da qualche diplomatico vaticano.

Dopo poco però si inceppa, fa fatica e la sua voce diviene tremula e stentorea: infine desiste.

Allora inizia a proclamare a memoria una pagina del Vangelo: proprio quella che abbiamo ascoltato nella Messa di oggi.

La telecamera passa in rassegna i volti: tra gli alti prelati e i notabili facce scure e incupite, tra i compagni di Francesco volti pacificati e tranquilli.

Il che mi ha sempre suggerito un pensiero: Dio non ci vuole anzitutto poveri e diseredati, ma liberi e sereni, con la sola  preoccupazione di servire il Vangelo amando il prossimo.

Per camminare su questa strada ci sono due indicazioni sicure: capire chi comanda nella nostra vita e in che modo noi guardiamo al futuro.

La prima indicazione è essenziale.

Ognuno di noi ha deciso di obbedire a qualcuno o a qualcosa nella sua vita: forse il desiderio di apparire, il mito della salute, la ricchezza, il bisogno continuo di stima …

Quel che Gesù chiama “mammona” non è solo  il denaro; è quella brama di possedere cose, affetti, persone che conduce pian piano all’infelicità.

Non possiamo servire Dio e questi desideri.

Anche la seconda indicazione è stimolante.

Siamo abituati e illusi nel considerare il futuro come un territorio inesplorato che potremmo conquistare con i nostri programmi, i nostri progetti e la nostra creatività.

E Gesù ci dice: “non inquietarti del domani”.

Il futuro è di Dio, non nostro. È Lui che ce ne fa dono, se vuole.

Non possiamo che accoglierlo dalle sue mani senza troppe pretese. E starcene in pace.

La pace del cuore, la quiete interiore è possibile, non è un miraggio; è il frutto della consolazione di Dio.

La settimana scorsa su questo foglio ho citato un libro, lo faccio anche oggi.

Lessi anni fa “Il dono della pace”, scritto da J. Bernardin cardinale arcivescovo di Chicago.

Negli ultimi tre anni della sua vita fu colpito dal cancro e contemporaneamente da un’accusa infamante, rivelatasi falsa, di pedofilia.

Egli testimonia come proprio in quel tempo il Signore lo ricolmò della sua pace.

Ritrovarsi così, mentre la malattia ti distrugge il corpo e gli uomini ti distruggono la reputazione è da grandi.

Grande libro. Grande persona. E grande Dio.

 Don Umberto e Don Stefano