Quaresima

Dipinto Quaresima 2014

LA CROCIFISSIONE DELLA COLLEGIATA DI FIORENZUOLADipinto Quaresima 2014

L’antica leggenda narra che il pellicano, nel gesto d’amore più estremo, tornato al suo nido e avendo trovato la sua covata di piccoli colpiti a morte dalla subdola violenza del serpente, si percosse il petto con il proprio becco. Il sangue usci dal suo cuore, rosso e intenso, carico di vita e d’amore. Scorrendo sull’immacolato piumaggio, lambì i piccoli. Questi, colti da tanto calore, riebbero vita e godettero del beneficio di quell’estremo sacrificio. Ebbero vita come non l’ebbero prima: la vita preziosamente ritrovata e pulsante.

 

Quel pellicano, ad ali spiegate, pronte all’abbraccio come fa chi si espone senza riserve, è stato collocato sul Cristo che apre le sue braccia sulla croce. Tema antico, già presente in altre rappresentazioni dell’epoca, venne affrescato nelle pagine di colore custodite nella Collegiata di San Fiorenzo a Fiorenzuola. Incorniciato dalle vicende del patrono e insieme da altri santi, si erge grandioso e centrale nell’abside della chiesa dal 1493. Una storia scritta con tratti forse un po’ passati per l’epoca (la linea del gotico, rigorosamente spigolosa e allungata, stava già cedendo altrove al realismo idealista del rinascimento), si imprime sulla parete, rimane a testimoniare una storia buona, che è per ogni uomo.

 

Il cielo che si rannuvola, diventa blu sempre più intenso, come la notte, è il cielo con il sole e la luna insieme. È il cielo cosmico, dell’universo che si piega a vedere qual mirabile evento sta succedendo. E sotto il pellicano si allargano le braccia del Cristo, stese sulla croce, quasi a divenire un mantello che convoca a raccolta. Quell’uomo ferito a morte è il Figlio di Dio che si offre alla morte: è il pellicano che non teme di consegnare la propria vita. È uomo: ha i tratti duri del disegno gotico, si contano le sue ossa, si vedono i suoi muscoli tesi in un ultimo, immenso sforzo. Corpo appeso, inUn tratto silenziosamentechiodato, non può più fuggire: si è consegnato con generosa libertà al suo sacrificio. È Dio: un tratto silenziosamente fiducioso disegna il volto di quella morte redentrice, lo espone allo sguardo degli uomini.

 

Alle spalle sta la città, merlata e turrita, come fu Gerusalemme, e come ogni città degli uomini. Ma tutto accade fuori: egli è reietto, viene escluso, messo da parte. Egli è bandito quale malfattore. Innocente, eppure messo fuori, ai margini. Sembra essere un fatto che non riguarda la città degli uomini. Pare tutto superfluo, marginale. Una morte come tante di chi è allontanato, escluso dal vivere civile.

Esposto alla violenza, all’emarginazione, solo alcune figure assistono commosse al sacrificio del Pio Pellicano: abbandonato e reietto, uomo che conosce il patire (Is 53,3), può essere ora visto sospeso tra cielo e terra. Ha ancora una parola di bene per quel buon discepolo rimasto con lui: ecco la tua madre (Gv 19,27). È lì presente, alla sinistra del Cristo in croce. Accoglie pensoso quelle parole, facendole proprie, custodendole nei suoi occhi e nel suo cuore coi gesti delle mani. Maria e la Maddalena alla destra del Cristo: la loro disperazione si trasforma in ansiosa preghiera, in dolore composto, fecondato dalla speranza di una bella promessa. Donna ecco il tuo figlio (Gv 19,26). Una consegna che vince la morte, la mette sotto i suoi piedi, come quel teschio nudo, di un volto ormai irriconoscibile sotto la croce. Sopra il pellicano, sotto il teschio: quel sangue bagnerà quel teschio, lo renderà di nuovo vita, lo rivestirà dei suoi tratti.

 

A guardare incantati quei tratti, come incantati rimasero quel figlio e la sua madre: quel figlio che ora non potrà più tacere quell’amore, quella madre che ora non potrà più tenere per sé quell’amare che è per tutti. Fuori delle mura accade ciò che espone il figlio di Dio al nostro sguardo: esce da sé perché possa essere da noi accolto, possa prendere dimora nella casa che è il cuore di ciascuno: da quel momento quel discepolo la prese in casa sua (Gv 19,27). Da quel momento anche tu puoi prendere in casa tua, nel tuo cuore, quella croce che è preludio alla risurrezione, che promette la vita. Tra il cielo e la terra accade ciò che è per la terra e la feconda. Accade ciò che può essere accolto e dare senso ad ogni tratto, ad ogni momento, ad ogni respiro di ciascun vivere.

 

La città si chiuse, l’uomo ebbe altri pensieri;  i suoi affari furono i suoi pensieri. E in quel silenzio accadde umile che il Figlio di Dio fu messo alle porte. Da quella solitudine bussa alla porta del tuo cuore per vincere la tua solitudine, la tua morte. Puoi prendere con te quella morte redentrice che è per te. Puoi prendere con te quella vita che per te è promessa di resurrezione.