La Via 6 aprile
C’è chi non lo fa mai. Il suo ultimo pianto risale a quand’era bambino.
C’è invece chi ha la lacrima facile; magari pur vergognandosi, non riesce a trattenersi e spesso è travolto dalle emozioni.
C’è chi piange per finta, avvezzo alle lacrime di coccodrillo.
Piangiamo un po’ tutti, chi da solo, chi davanti agli altri. Piangiamo quando qualcosa è troppo più grande di noi e ci sovrasta: a volte con gioia, molto più spesso con dolore.
Anche Gesù ha pianto, anche Dio ha pianto.
Un pianto che fu come uno scoppio: una esplosione non controllata, una sofferenza grande quanto grande era l’amicizia per Lazzaro.
Che mistero questo pianto!
Non poteva Gesù salvare prima il suo amico?
Anche a noi sorge la domanda dei giudei accorsi a casa di Marta e Maria.
Anche noi vorremmo un Dio che ci eviti il male, che ci risolva i problemi, piuttosto che un Dio che piange insieme a noi.
Troppo abituati a cercare Dio solo dove si sta bene, non sappiamo che farcene della sua fragilità, della sua scelta di condividere il nostro dolore.
Gesù invece piange. Piange per dire all’uomo di sempre di guardare meglio nelle proprie sofferenze prima di lamentare l’assenza di Dio.
E piange per evitare gli equivoci.
La vita di Lazzaro riprenderà, certo.
Ma prima o poi, dopo qualche anno, Lazzaro tornerà a subire il dolore, la malattia, il pungiglione della morte.
E Gesù questo lo sa. Sa che a nessun uomo è risparmiato il passaggio di questa porta stretta.
Forse lo pensano anche coloro che assistono alla resurrezione di Lazzaro: nessuna reazione di gioia tra i suoi parenti.
È come se intuissero che Gesù non ha resuscitato Lazzaro per allungargli la vita: perché avrebbe dovuto?
Lo ha fatto per dare un segno: Egli è il Signore della vita, di quella vita eterna che c’è davvero e che riempie di senso la nostra esistenza terrena.
Anche noi non riusciamo a sottrarci a questo equivoco; anche noi sentiamo ripetere: “quella persona è morta giovane, perché il Signore gli ha fatto questo?” oppure: “quella persona il Signore l’ha fatta vivere fino a cent’anni!”
Come se l’amore del Signore dipendesse da quanto campiamo!
Quel giorno, di fronte a Lazzaro uscito dalla tomba, c’era qualcuno che aveva già capito benissimo il gesto di Gesù.
Gli scribi e i farisei che decisero di ucciderlo: perché chi allunga la vita degli altri è innocuo se quella vita rimane vuota; chi invece dà agli altri una nuova ragione per vivere, liberandoli dalle loro paure, lui sì è veramente pericoloso
Don Umberto don Stefano