La Via

La Via 8 giugno

CONSOLATORE PERFETTO     (Gv 20,19-23)download50

Durante la S. Messa del giorno di Pentecoste si recita una bellissima preghiera di invocazione allo Spirito Santo.
Essa elenca le caratteristiche dello Spirito attraverso le sue azioni.
È in questa preghiera che si trova la definizione “consolatore perfetto”.
Se penso a come vorrei invocare lo Spirito in questi tempi lo penso proprio così.
Trovo sempre più bisogno di consolazione tra la gente: paure, sofferenze, solitudini, incomprensioni, non solo chiedono, ma quasi urlano, il loro bisogno di consolazione.
Non ci è facile comprendere in profondità questa parola: se parliamo di consolazione ci viene in mente il tentativo imbarazzato e goffo di aiutare chi è nel dolore o le parole retoriche che si pronunciano durante i funerali.
La consolazione, in realtà, è ben altra cosa.
È una esperienza interiore che solo Dio concede, magari attraverso i fratelli, a volte anche quando non ce l’aspettiamo o non abbiamo fatto nulla per generarla.
Quando S. Ignazio ne parla, così la descrive “chiamo consolazione ogni gioia interiore che chiama e attrae.alle cose di Dio, quietando e pacificando l’anima nel suo Signore” (Ess 306).

Quando ciò accade, è inequivocabilmente segno della presenza dello Spirito Santo.
Mentre altri doni dello spirito potrebbero essere scambiati per semplici qualità umane, il dono della consolazione no.
Ricevendo questo dono si sente una pace e una chiarezza d’animo così bella e profonda che le circostanze esteriori non riescono a cancellarla.
A volte è legata alla gratificazione per qualche episodio: un sorriso di una persona, un ringraziamento ricevuto, un progetto che va a buon fine …
Ma tutte queste cose diventano consolazione quando ci si accorge che pace e gioia permangono, che vanno più a fondo, che non scompaiono quando scompare la gratificazione.
Un’esperienza del genere, normalmente è la fonte della creatività. Quando siamo consolati (in questo senso!) ci vengono le idee migliori, i pensieri più positivi, lo sguardo più ottimista sul mondo e sulla vita.
Se questa consolazione è un dono, noi che possiamo fare?
Mi viene in aiuto l’immagine del brano della Pentecoste: “il vento impetuoso riempì tutta la casa dove si trovavano”.
Tutta la casa …
Non c’era più un angolo nascosto, un pertugio in cui ripararsi, uno spazio in cui lo Spirito non potesse giungere.
Lo spirito si era preso tutto, perché i discepoli erano disposti a dare tutto.
I frutti dello Spirito e la consolazione anzitutto, si sperimentano quando non si tiene più nulla per sé, ma tutto si mette nelle mani di Dio.
Almeno proviamoci

Don Umberto e Don Stefano