Omelia domenica 7 settembre
C’è una cornice entro cui è inquadrato il brano odierno e le cornici non sono mai secondarie.
Da una parte la parabola della pecorella smarrita, dall’altra la promessa di Gesù di essere presente quando due o più sono riuniti nel suo nome.
Ecco, senza lo spirito di cura e dedizione, senza il riferimento alla persona di Cristo presente nella comunità, ogni correzione fraterna è destinata ad arrecare più danni che altro.
Se una persona non è disposta spiritualmente a sentirsi dire la verità è inutile dirgliela.
Si racconta un episodio della vita di Raoul Follerau, l’apostolo dei malati di lebbra. Un giorno si presentò ad un campo di lebbrosi senza niente da offrire loro; ne’ medicine, ne’ soldi, niente.
Si scusò , un po’ impacciato. Ma il capo villaggio gli chiese di stringere la mano a ciascuno dei malati.
Lo fece.
Mani corrose, sporche, fetide e devastate dal male.
Tornò a casa pensando che non avrebbe potuto fare regalo più bello.
Ecco, incontriamo tante esistenze contagiate dall’errore e forse anche la nostra lo è.
Ma ogni correzione non dovrebbe mai perdere il carattere di una mano tesa.