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Tutte le lingue della Chiesa

La Parola di Dio oggi si legge in tutte le lingue, tutti hanno il Vangelo nella propria lingua, per leggerlo». È una sottolineatura non di poco conto quella aggiunta da Papa Francesco alla catechesi preparata per l’udienza generale di mercoledì 17 settembre. Arricchendo come di consueto di considerazioni personali la propria riflessione, il Pontefice ha raccomandato ancora una volta ai fedeli di leggere quotidianamente il Vangelo: «ci fa bene» ha assicurato, rinnovando il consiglio di portarne sempre con sé un piccolo esemplare «in tasca» o «nella borsa».
Lo spunto è venuto dall’appronfondimento del Credo che il Pontefice sta proponendo nelle catechesi settimanali. Nel soffermarsi in particolare sulla cattolicità e l’apostolicità della Chiesa, il vescovo di Roma ne ha evidenziato la natura universale, sinfonica, proiettata all’evangelizzazione e all’incontro con tutti. Una vocazione missionaria che la caratterizza sin dalle origini, ha spiegato, perché gli apostoli sono usciti dal cenacolo, incamminandosi per il mondo, fondando nuove chiese e costituendo nuovi vescovi. In pratica hanno vinto «la tentazione di chiudersi in sé stessi, tra pochi eletti». Perché, ha ammonito, «se alcuni cristiani dicono: “Noi siamo gli eletti, solo noi”, alla fine muoiono», prima nell’anima e poi nel corpo, essendo incapaci «di generare vita, altra gente, altri popoli: non sono apostolici».Lo Spirito invece vuole «condurci incontro ai fratelli, anche a quelli più distanti in ogni senso, perché possano condividere con noi l’amore, la pace, la gioia che il Signore ci ha lasciato in dono». Insomma bisogna «prendersi a cuore la salvezza di tutta l’umanità, non sentirsi indifferenti o estranei di fronte alla sorte di tanti nostri fratelli, ma aperti e solidali verso di loro». E bisogna «inoltre avere il senso della pienezza, della completezza, dell’armonia della vita cristiana, respingendo sempre le posizioni parziali, unilaterali». Da qui il grato pensiero alla testimonianza eroica di «tanti missionari e missionarie che hanno lasciato la loro patria per andare ad annunciare il Vangelo in altri Paesi, in altri continenti». In proposito il Pontefice — come già fece durante la messa a Santa Marta del 19 ottobre 2013 — ha raccontato quanto confidatogli da un cardinale brasiliano, il quale, quando si reca in un paese o in una città dell’Amazzonia, «va sempre al cimitero» a visitare le tombe dei missionari che hanno predicato il Vangelo. E pensa, ha spiegato, che «possono essere canonizzati adesso», avendo «lasciato tutto per annunciare Gesù».Al termine, salutando i fedeli presenti, il Papa ha chiesto di pregare per il viaggio di domenica in Albania. «Ho deciso di visitare questo Paese — ha detto — perché ha tanto sofferto a causa di un terribile regime ateo e ora sta realizzando una pacifica convivenza tra le sue diverse componenti religiose.