L'Osservatore Romano,  Rassegna stampa

Sette lampade accese

Nell’immagine dei «rematori» della barca di Pietro, Papa Francesco vede il ruolo dei gesuiti nella Chiesa. Non a caso il Pontefice l’ha presa in prestito dal suo predecessore Pio VII riproponendola durante la liturgia di ringraziamento presieduta sabato pomeriggio, 27 settembre, nella chiesa romana del Santissimo Nome di Gesù all’Argentina, in occasione del duecentesimo anniversario della ricostituzione della Compagnia di Gesù.

Davanti al Pontefice centinaia di gesuiti — un cuor solo e un’anima sola sotto la bandiera di Cristo e il vessillo della croce, come voleva sant’Ignazio — guidati dal preposito generale Adolfo Nicolás Pachón, con i consiglieri generali, in rappresentanza di tutta la Compagnia sparsa per il mondo. A simbolizzare questa presenza, sette lampade in ricordo delle sei conferenze mondiali (Africa e Madagascar, America Latina, Asia Meridionale, Asia Pacifico, Europa, Stati Uniti d’America) e della Curia generalizia, sono state collocate davanti all’icona della Madonna della strada. Un’immagine mariana cara alla memoria della Compagnia, perché davanti a essa hanno pregato a lungo sant’Ignazio e i suoi primi compagni prima di partire in missione per portare il Vangelo.

Momento significativo della liturgia è stato il rinnovo delle promesse. I gesuiti presenti e quelli di tutta la Compagnia, idealmente rappresentati dalle bandiere delle nazioni poste ai lati dell’altare maggiore, hanno promesso davanti al «santissimo signor nostro Papa Francesco» di «militare sotto il vessillo della croce». Hanno poi affidato la loro preghiera di offerta a Dio attraverso l’incenso che il preposito generale ha presentato al Papa.

Testo omelia del Papa

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