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Il vino buono della famiglia

Frutto degli anni conciliari, l’attuale Sinodo dei vescovi si deve al coraggio lungimirante di Paolo vi che l’istituì mezzo secolo fa, poco prima della conclusione del Vaticano ii. Da allora le assemblee sinodali si sono moltiplicate e hanno contribuito di fatto alla maturazione di quella collegialità episcopale disegnata dal concilio. Nella tradizione cristiana la via sinodale e la collegialità sono però antichissime, mai sono state abbandonate, nonostante alterne vicende, e profondamente hanno segnato la storia della Chiesa.

Papa Francesco è deciso a continuare su questo cammino, procedendovi più speditamente. Così, molto significativo è stato il suo saluto personale a ogni partecipante all’assemblea sinodale straordinaria sulla famiglia prima dell’inizio dei lavori. E ancor più significative sono state le sue parole di benvenuto, con le quali ha insistito appunto sullo «spirito di collegialità e di sinodalità», aggiungendo che sono «per il bene della Chiesa e della famiglia».

Per questo il Pontefice ha parlato del metodo di scelta di chi maggiormente porterà il carico del lavoro sinodale e ha sottolineato che per la designazione dei presidenti delegati, di nomina papale, ha scelto di attenersi alle indicazioni del Consiglio post-sinodale, eletto dai partecipanti all’ultima assemblea. «Voi portate la voce delle Chiese particolari» ha detto, e «la porterete in sinodalità». Ma parlando con chiara franchezza e ascoltando con umiltà.

A questo invito inequivocabile Francesco ha subito aggiunto una rassicurazione altrettanto trasparente e ferma: «E fatelo con tanta tranquillità e pace, perché il Sinodo si svolge sempre cum Petro et sub Petro, e la presenza del Papa è garanzia per tutti e custodia della fede». In questa cornice — ha poi ripetuto — bisogna tutti collaborare «perché si affermi con chiarezza la dinamica della sinodalità», illuminati dallo Spirito donato dal «Signore Gesù, figlio della Sacra Famiglia di Nazareth».

Della famiglia Francesco aveva parlato nell’omelia della messa di apertura del sinodo e, con parole che sono entrate nel cuore di moltissime persone, durante la veglia di preghiera per i lavori dell’assemblea. Parole nate dalla meditazione della Scrittura, sull’immagine della vigna come simbolo del popolo di Dio, nella profezia del profeta Isaia e nelle parabole di Gesù, e su quella del vino, frutto della vite e segno della festa che non avrà fine.

Così, con semplici parole il Papa ha saputo spiegare il bisogno profondo del «vino buono» della famiglia, che abita il cuore delle donne e degli uomini di oggi. E dunque anche l’interesse che suscita in molti ambienti questo lungo cammino sinodale, annunciato dal concistoro dello scorso febbraio e che si prolungherà fino all’assemblea ordinaria del prossimo anno. Più infatti le radici familiari sono profonde — ha detto Francesco — «più nella vita è possibile uscire e andare lontano, senza smarrirsi»

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