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Avvento 2014

Molti si chiederanno probabilmente che cosa significhi la parola “avvento”; e forse anche dipinto avvento alta risoluzionechi pensa di sapere che cosa sia l’avvento, ignora l’origine di questa parola e alcune curiosità storiche che questo termine porta con sé. Oltretutto, se andiamo a consultare il calendario del 2014 che teniamo appeso in casa, di quelli che ancora riportano i nomi dei vari santi e delle festività cristiane, con ogni probabilità sotto la domenica 16 novembre troveremo scritto “Avvento ambrosiano”, così come sotto la domenica 30 novembre troveremo scritto “Avvento romano”. La cosa dunque sembra complicarsi, se non altro perché quell’aggettivo “ambrosiano”, contrapposto a “romano”, sembrerebbe voler dire che i milanesi vogliono a ogni costo far diverso da tutti gli altri, anche sui calendari!
Cominciamo dunque dall’inizio. “Avvento” è parola che deriva dal latino, e letteralmente significa “arrivo”, “venuta”. La usavano i sovrani dell’epoca antica, soprattutto in Oriente, per indicare il rituale con il quale celebravano il loro arrivo solenne (appunto, il loro “avvento”) in una città, e pretendevano di essere accolti, il più delle volte a torto, come benefattori e divinità. Fu dunque una scelta velatamente polemica quella della liturgia cristiana quando volle usare questo termine per indicare la “venuta” in mezzo agli uomini, nella grande città di questo mondo, del vero benefattore, del vero elargitore di salvezza e redenzione, cioè Gesù Cristo, nato a Betlemme.
Il vero “avvento” dunque, quello in senso proprio, coinciderebbe di per sé con la festa di Natale; ma spontaneamente tale parola si allargò a indicare il periodo di preparazione alla festa del 25 dicembre. Sennonché ci si pose questo problema: quanto deve durare la preparazione al Natale? La soluzione più antica, che il rito ambrosiano ha conservato fino a oggi, fu quella di “costruire” il periodo di preparazione al Natale su imitazione del periodo di preparazione alla Pasqua, cioè la quaresima. E dunque, come la quaresima è scandita su sei domeniche, così anche l’avvento venne “costruito” su sei domeniche. E quest’anno il 16 novembre è esattamente la sesta domenica prima di Natale: per l’appunto l’inizio dell’avvento ambrosiano. In epoca più recente il rito romano abbreviò questo periodo a “sole” quattro domeniche: ed ecco spiegata la differenza di calendario e la dicitura “avvento romano” per il giorno 30 novembre.
Verrebbe dunque da dire che a Milano si è conservata l’esigenza di un tempo più prolungato e più intenso per prepararsi al Natale. Probabilmente all’uomo d’oggi, distratto da tante cose superflue, indotto ad accorgersi che sta arrivando il Natale solo perché vede accendersi per le strade dello shopping mille luminarie, anche questi dettagli dell’antico calendario liturgico, con il termine “avvento”, forse un po’ arcano e velatamente esoterico, rammenta che sta arrivando (tra sei domeniche per gli ambrosiani) non qualcosa (una festa come tante altre), ma Qualcuno.
Interroghiamo il Lezionario
Da alcuni anni la Diocesi celebra l’Avvento con il nuovo Lezionario Ambrosiano, promulgato nel 2008 dal cardinale Dionigi Tettamanzi. Per comprendere il valore di questo tempo liturgico di preparazione al Natale, al di là dei dati storici che riferiscono alla sua origine, è opportuno interrogare il nostro Lezionario, per comprendere quali sono i messaggi spirituali e teologici che l’Avvento ambrosiano ci può trasmettere.
Innanzitutto è opportuno sottolineare che l’Avvento ambrosiano, nel nuovo Lezionario, riprende in maniera organica e precisa la struttura testimoniata nei documenti più antichi della liturgia milanese. Troviamo dunque la seguente successione di temi:
a) le prima domenica ha un contenuto prettamente escatologico: invita cioè a rivivere la dimensione dell’attesa del ritorno di Cristo alla fine dei tempi nella sua venuta gloriosa e definitiva;
b) la seconda e la terza domenica introducono la figura di Giovanni Battista, il precursore, che prepara la via alla venuta del Signore: una preparazione che recupera i temi della conversione (seconda domenica) e dell’adempimento delle antiche profezie (terza domenica);
c) la quarta domenica propone la pagina evangelica dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, tipica della tradizione ambrosiana, da leggere e interpretare non dal punto di vista storico (quello che avvenne nella cosiddetta “Domenica delle Palme”), ma attraverso il filtro simbolico dell’Avvento, cioè come invito all’incontro salvifico con Cristo che fa il suo ingresso nella storia umana;
d) la quinta domenica vede di nuovo in primo piano la figura di Giovanni Battista, il precursore: il Vangelo è tratto però non dai sinottici (come nella seconda e nella terza domenica), ma sempre e solo da Giovanni e mette in luce in modo particolare il rapporto del Battista con il Messia che sta per manifestarsi; ormai infatti i giorni dell’Avvento stanno raggiungendo la loro piena maturazione;
e) il 16 dicembre, riprendendo una tradizione ambrosiana che lo stesso San Carlo volle confermare, è stata re-introdotta la cosiddetta “commemorazione dell’annuncio a Giuseppe”, per mettere in giusta evidenza il ruolo che questo uomo giusto e santo ebbe, con la sua obbedienza, nel mistero dell’incarnazione del Verbo;
f) dal 17 al 24 dicembre decorrono le cosiddette “ferie prenatalizie”, che nel rito ambrosiano hanno conservato l’antico nome di feriae de exceptato; il nuovo Lezionario, facendo propria una spiegazione non condivisa da tutti gli studiosi, ma indubbiamente suggestiva ed evocativa, interpreta questa espressione nel senso del verbo “accogliere” (exceptato da exceptare = accogliere, accettare): in effetti sono gli ultimi giorni di Avvento, nei quali la Chiesa si prepara più intensamente a incontrare il Signore Gesù atteso, “accolto” e “accettato”; da notare che questi giorni pre-natalizi, insieme alla commemorazione di San Giuseppe, vengono a comporre una vera e propria “novena” liturgica di preparazione al Natale;
g) la VI domenica è la primitiva festa mariana della liturgia ambrosiana e commemora il mistero dell’incarnazione del Signore e della divina maternità della Vergine: è la mèta ultima del cammino di Avvento, prima che si passi al tempo natalizio vero e proprio;
 h) infine anche i giorni feriali sono caratterizzati da una “mensa” più abbondante della Parola di Dio. Ogni giorno, infatti, prevede tre letture: le prime due tratte dall’Antico Testamento (attinte dalle pagine dei profeti che preannunziano la venuta del Messia), seguite dal Vangelo, tratto da Matteo, l’evangelista che più degli altri è attento a mettere in evidenza la realizzazione nella vicenda di Gesù di Nazaret delle antiche profezie.

Lungo la via non smarrite la patria. E’ questo il tema dell’Avvento-Natale 2014 proposto dalla Diocesi.

Il tempo d’Avvento è proprio un invito a lasciarci guidare dalla speranza: “Il Signore viene!” Possiamo vivere i nostri giorni con questo sentimento di “attesa del Signore”.

Nel tempo di Avvento abitualmente siamo concentrati sulla memoria della nascita di Gesù̀, sulla sua prima venuta nella carne. Una memoria viva, capace di riconoscere e di annunciare che Gesù̀ continua a nascere oggi, in noi, nel mondo. Contempliamo così il mistero dell’Incarnazione, del farsi uomo da parte di Dio.

Più̀ difficile ci risulta l’annuncio del ritorno di Cristo, della “seconda venuta” con la promessa delle “cose ultime” che è legata al ritorno del Signore. Eppure si tratta di una dimensione vivissima della nostra esistenza, che ne caratterizza il senso. Che cosa significa vivere nell’attesa di Cristo nella sua venuta definitiva, nel suo ultimo avvento?

Camminiamo, con una patria nel cuore. Cosa vuol dire? Forse una nostalgia? Un’attesa? Un desiderio? Certamente nella vita si può̀ camminare in modi diversi, vagando senza meta oppure mai stanchi di cercare sulla strada le orme dell’Eterno.

Ritrovare Dio, camminare di nuovo verso la patria è anche sempre ritrovare se stessi e gli altri.