La Via 22 febbraio
INIZIARE DAL DESERTO (Mc 1, 12-15)
Nella versione di Marco il racconto della prova di Gesù nel deserto è molto breve.
La sua forma stringata e laconica ci porta a dare un peso specifico importante alle singole parole.
Ce n’è una tra esse che si ripete due volte e, sorprendentemente, non è la parola tentazioni ma la parola “deserto”.
Non si vuole quindi offrire un insegnamento sulla tentazione per avvertire quali sono i rischi e i pericoli di cadere in essa quanto piuttosto offrire l’occasione di riflettere sul perché Gesù rimanga così a lungo nel deserto.
Subito dopo il suo battesimo Gesù potrebbe iniziare la sua missione, ma in realtà occorre un passaggio fondamentale, occorre un momento cruciale da affrontare: il deserto.
I padri della Chiesa dicevano che il Signore andò nel deserto perché è proprio nel deserto che abita l’uomo.
Il deserto è un luogo invivibile, inospitale perché popolato di bestie selvatiche.
E ciascuno di noi ha un deserto dentro di sé.
Abbiamo tutti una parte della nostra vita dignitosa e presentabile, forse piacevole, se non altro non fastidiosa.
Ma ne abbiamo anche un’altra un po’ meno presentabile.
Abbiamo zone desertiche, popolate da quelle bestie interiori che sono i pensieri negativi; parti della nostra vita e della nostra storia ancora irrisolte e trascurate.
Anche la terra diventa deserto allorché l’uomo la trascura.
Ecco, proprio in quelle parti di noi vuole venire il Signore.
Quei quaranta giorni furono necessari a Gesù per scegliere il suo campo d’azione, le sue priorità.
Tutto ciò che nella nostra vita è presentabile, giusto, sano, decente…, tutto questo non è oggetto delle attenzioni di Gesù.
Ciò che invece vorremmo nascondere Egli lo ama.
Perché quando ami qualcuno in ciò che di negativo ha, lo ami davvero e per sempre.
Detto così sembra facile, sembra quasi una poesia che addolcisce il cuore. In realtà è una lotta.
Nessuno è disposto a lasciarsi toccare le ferite; nessuno vuole che il Signore, attraverso i fratelli, entri nelle zone buie della propria vita.
Ecco perché nel deserto Gesù trova l’opposizione di Satana. Egli è colui che ostacola la salvezza cercando di tirare Gesù dalla sua parte, tenendolo così lontano dal cuore dell’uomo.
La Quaresima è il tempo di questa lotta e le armi che abbiamo a disposizione sono la preghiera, la carità, il digiuno.
Esse servono a smontare le nostre resistenze, a renderci malleabili, a permettere a Gesù di entrare davvero dentro di noi perché gli angeli si possano affiancare alle nostre bestie selvatiche.
Don Umberto e Don Stefano