Il carmelo di Echt
“Il Carmelo di Echt”, album del 1991 di Juri Camisasca ancora in piena vita monastica.Le meditazioni e le letture che accompagnano l’esistenza eremitica del compositore emergono prepotenti nell’album. La title track, che apre l’album, è dedicata alla vita di Edith Stein, suora ebrea internata e morta in un campo di concentramento nazista.
“Il musicista che vive su un vulcano”
“Da otto anni si è ritirato sulle pendici dell’Etna in uno spartano rifugio prestatogli dall’amico Franco Battiato. E qui nascono le sue note. Camisasca, folgorato da un libro di Santa Teresa d’Avila, girò per monasteri prima di isolarsi. Se guarda all’orizzonte vede il mare, se si volta di spalle vede il nervoso cratere dell’Etna. L’umanità molto più in basso, giù sulla costa dello Stretto. In questo bosco isolato, il suo amico Franco Battiato, che più in là ha casa, gli ha concesso una vecchia dimora agreste: una stanza con tavolo, armadio, angolo cottura e stufetta per 1’inverno. Unico elettrodomestico optional, una piccola televisione per vedere il calcio e qualche buon film. Non è molto, ma è quanto basta. Juri Camisasca, che non fa l’eremita per mestiere o per necessità, ma per lucida scelta di vita, ha già trovato da tempo tutto quello che gli serve davvero: ha la sua fede e la sua musica. Si viene da Catania, si arriva a Giarre, poi tutta salita lungo le pendici del grande vulcano. Alla fine c’è Milo. E oltre il paese, nell’isolamento più totale, nel silenzio più forte, c’è quest’uomo strano e solo, che però vive sereno senza stranezze e senza solitudine. «Sono arrivato qui otto anni fa – racconta -. potrei dire al termine di un lungo viaggio…». Il lungo viaggio comincia a Melegnano, famosa nel mondo più che altro per la sua famigerata barriera autostradale. Juri, che di vero nome fa Roberto, nasce nel 1951 in una famiglia di operai. Padre, madre, cinque figli. Infanzia normalissima, scuola e giochi, però con un grande sogno: la musica. Juri canta sempre, Juri strimpella, Juri tiene banco nelle feste di compleanno. Crescendo, è autodidatta delle sette note e sperimentatore di accordi. Mentre si diploma maestro, un mestiere che non eserciterà nemmeno un giorno, consolida la sua vocazione artistica frequentando gruppi e producendo le prime cose. Musica d’avanguardia, genere aggressivo. E un giorno, mentre sta chiudendo il servizio militare a Udine, arriva nella sua caserma un cantante di cui si dice bene. E’ siculo, un genialoide e un originale. Si chiama Franco Battiato, ma al momento-non è ancora Franco Battiato. Juri vuole conoscerlo. S’incontrano, parlano a i lungo, si scoprono vicini. Cosi, anche quando lasceranno il grigioverde, 1’amicizia continuerà nel tempo e diventerà sempre più forte… «Ma nel frattempo succede la cosa che sconvolge la mia vita. Dopo il militare provo diversi lavori. Vado anche in fabbrica. Ma sono fondamentalmente in crisi. La vita e il mondo mi sembrano incomprensibili. Per colpa mia, sia chiaro: non c’è niente di politica e di ribellione, è solo uno sconfinato malessere esistenziale. Tutto mio, solo mio… Cosi, dopo due o tre anni nel mondo della musica, decido di lasciare anche questa avventura. Il nulla totale. Ed è proprio a questo punto, quando non ho una casa e un lavoro, non ho soldi e non ho speranza, quando tocco veramente il fondo e un passo dopo c’è solo il suicidio, che esplode improvvisamente dentro di me una forza dirompente. Una cosa pazzesca». Vogliamo definirle chiamata, vocazione, grazia? «Chiamala come vuoi, io l’ho chiamata semplicemente Dio…» Da agnostico qual era sempre stato, il cantante Juri si scopre travolto «da un’irresistibile energia, quaIcosa che trasmette una pace di incalcolabile intensità: per me è la rivoluzione». Che storia è mai questa? Sarà meglio chiarire che non ho davanti un pazzo mitomane, un anacoreta della mutua, un visionario pericoloso. Juri parla con calma assoluta, Juri ragiona profondo e non ha nessuna voglia di recitare il personaggio. Juri è un uomo pienamente, totalmente, invidiabilmente consapevole di sé. Certo non è facile spiegare, così come non è facile capire. Sono fenomeni sconvolgenti…». Investito da fenomeni sconvolgenti, Juri sente l’irrefrenabile voglia di approfondire, di darsi una ragione. All’inizio studia su libri di filosofia orientale, dove, gli sembra di scovare quello che cerca. Intanto, vive a Milano vivendo fuori dal mondo: si isola dagli amici, evita i contatti, rientra in società soltanto per lavorare come animatore negli asili («I bambini, che cosa sono: candore e la semplicità, quanto c’è di più vicino a Dio»). Tutto questo groviglio di pensieri e di sensazioni trova finalmente la quadratura quando gli capita fra le mani un libro di Santa Teresa d’Avila. Lui, che della religione cattolica non s’era nemmeno mai interessato, si sente finalmente a casa. «Sono quasi alla fine del mio viaggio, ma ne comincia subito un altro… ». Juri lascia Milano, lascia gli amici, lascia tutto e se ne va per monasteri. E’ troppo forte 1’esigenza di chiudersi in totale confidenza con se stesso. A Montefano, nella zona di Fabriano, si ritira per anni. La vita monastica gli insegna molte cose, gli conferisce ordine e disciplina, «ma non ho mai pensato di farmi prete o monaco: già sentivo di dover andare oltre…». Racconta che la solitudine e il silenzio delle celle sono magnifici, ma non sono abbastanza: c’è il rituale, ci sono gli orari, ci sono i confratelli. Juri ha bisogno di starsene solo per davvero. E allora, e siamo a otto anni fa, che decide di tornare nel mondo: «Con grande dispiacere e con molta paura, perché non è facile lasciare la sicurezza del monastero e rituffarsi in mare aperto…». In quel preciso momento si fa trovare al suo posto, da amico vero, Franco Battiato: «Se vuoi, mi dice, ti do un rifugio sull’Etna. E io, che non ho niente, accetto subito. Vedi? Sono qui ancora. All’inizio è stata dura, avevo nostalgia del monastero. Ma adesso no, è tutto a posto. Sento di essere cresciuto, finalmente compiuto. Nel silenzio di queste notti, notti magiche e stordenti, io vivo la dimensione che cercavo. E poi ho capito: non è giusto isolarsi nel compiacimento della grazia che ti ha investito. E’ giusto affrontare la vita per quello che è. Se uno non sta bene con la gente, vuol dire che ha problemi suoi…». Dopo lungo e faticoso peregrinare, Juri ha trovato il suo approdo: sotto il cratere dell’Etna, lontano dal caos, ma pienamente disposto a scendere verso valle. «Ci vado senza problemi: faccio spesa, mi bevo il cappuccino al bar, vedo amici a Giarre. Sarebbe molto triste aver paura di finire contaminati. Tornare anche a viverci? Questo no, non è possibile: io mi nutro di silenzio…». La vita dell’eremita, un eremita con codino e pizzetto, comincia all’alba davanti a una tazza di caffè. Poi molta ginnastica yoga, quindi le faccende domestiche («in monastero ho imparato la grande cura per 1’igiene e la pulizia»). Quindi la spesa, quindi il pranzo (vegetariano), e poi molte ore di riflessione e di meditazione. Spesso dipinge icone. Sempre, la musica. Che tra 1’altro gli dà da vivere. «Si, è tornata fuori non appena ho ritrovato la pace: fa parte di me, è stupido pensare di cancellare parti di noi stessi…». In questi ultimi anni ha scritto e composto pezzi per Battiato, per Milva, per Alice. Ma adesso sta lavorando con una passione indicibile al suo disco nuovo, tutto suo, parole e musiche, uscita in primavera. Juri, potrebbe succedere di finire a Sanremo o da Maurizio Costanzo: chi scrive libri e canzoni, da noi, esiste solo in quanto passa di li… «Lo so, sono pronto a tutto. Non condivido questi meccanismi, ma ho raggiunto una tale pace e una tale forza, dentro, da poterli affrontare senza lasciarmi turbare. Anche questo ho imparato: perché mai farci rovinare da cose così, come la televisione, il traffico, la frenesia… è stupido. Se dovrò andare, ci andrò. Stando quassù, isolato da tutto, mi sono scoperto finalmente capace di affrontare tutto. Mi sento più che mai in armonia col mondo. Il mio viaggio, certo, non è finito: ma forse proprio adesso viene il bello…». Hanno scritto che la solitudine è uno stato dell’animo, non una banale situazione logistica. Qui, sul vulcano che non ha mai smesso di brontolare, vive sereno uno di questi uomini simbolo: solitari senza essere soli nemmeno per un momento. E’ la strana e incredibile storia di Juri: eremita, musicista, figlio diletto del suo Dio.”