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Omelia domenica 20 settembre

Ricordava spesso un antico proverbio indiano, secondo il quale sono essenzialmente quattro le età dell’uomo: “l’età in cui si apprende, quando, da bambini, si formulano tante domande che nascono dal desiderio di capire, dalla curiosità e dalla meraviglia che suscita l’esperienza dell’essere”. Poi l’età in cui si insegna ciò che si è appreso, l’età della giovinezza, se vogliamo. L’età dei “grandi sogni”, per questo “i giovani sono di solito molto critici del mondo così com’è”. E per questo, ricordava sempre il cardinale Carlo Maria Martini, “bisogna saperli aiutare rispettando le loro esigenze di perfezionismo e condurli, nello stesso tempo, a non spaventarsi di fronte alle realtà della vita”. Per aggiungere: “La giovinezza è anche il tempo dei grandi amori e delle grandi speranze. È necessario non deludere le attese dei ragazzi, saperne sfruttare l’idealità e insegnare loro che la realizzazione di un ideale di solito richiede tempi lunghi”.

La terza età, sempre nel proverbio indiano, corrisponde al tempo in cui si è nel tempo adulto, il tempo in cui l’uomo ha una visione complessiva delle cose del mondo. Nell’immagine indiana è il tempo in cui ci si deve ritirare nel bosco, non come fuga dalla realtà, ma come momento per “giungere ad una visione esatta della realtà”. Ci sono due tipi di adulti, ricordava ancora il cardinale Martini: quelli che si lasciano trascinare nel vortice degli impegni e quelli che sanno prendere tempo per far maturare i propri principi. “Solo questi ultimi meritano in pieno il titolo di adulto. Quanto più uno cresce in responsabilità, tanto più sono necessari momenti di ritiro e silenzio. L’adulto è in grado di riflettere su di sé e ciò gli da la possibilità di confrontarsi con la propria fede”.

L’ultima fase della vita consiste nell’uscire dal bosco e imparare a mendicare: l’età in cui, nella spiritualità indiana, “la rinuncia ai propri beni significa la capacità di presentarsi con la mano destra aperta, per ricevere umilmente il pane quotidiano”. Il tempo in cui la nostra vita dipende sempre più dagli altri, “e godere di questo fatto”. I vecchi, diceva il cardinale Martini, “devono imparare a ritirarsi dalle loro responsabilità e contemplare maggiormente l’unità delle cose”.
Ricordare oggi il cardinale Carlo Maria Martini, biblista e arcivescovo emerito di Milano, significa anche riandare con la mente a questi quattro tempi che lui ha vissuto nella pienezza.