La Via

La Via 9 dicembre 2007 prima uscita

FIATO ALLA SPERANZA

( Stralci dell’intervento di don Umberto alla S. Messa del 2 /12)

Nei giorni che hanno preceduto questo mio ingresso ho ripensato ad un romanzo scritto nell’800 da Joseph Conrad, il cui titolo è ”La linea d’ombra”

Narra la storia di un marinaio che si trova chiamato a dover guidare per la prima volta una nave come capitano. Il viaggio diventa l’allegoria di un viaggio interiore che questo giovane comandante intraprende con sé stesso: tutte le sue insicurezze, le paure, gli interrogativi, vengono affrontati e superati e la linea d’ombra diviene quel sottile e sfumato confine che divide la giovinezza e la maturità di una persona.

L’incarico datomi da Mons. Monari lo accolgo con la stessa trepidazione e la stessa fiducia. Ritengo provvidenziale che il mio ministero tra voi inizi con l’Avvento, perché è il tempo liturgico che amo di più.

Esso non è solo una preparazione al Natale, ma è un predisporre il cuore ad accogliere il futuro dalle mani di Dio.

L’Avvento è marcatamente segnato dalla speranza, la richiede, la suscita.

Questa speranza attraversa come un filo rosso tutta la Bibbia,la quale inizia, nella Genesi, con Abramo che si abbandona alla promessa di Dio con tutta la speranza del suo cuore (Gen.12) e si compie con un popolo intero che, nell’Apocalisse, spera di fronte alla Parola del Signore che dice “Ecco, io verrò presto” (Ap. 21)

E il tratto della speranza cristiana non è quello di chi fugge il presente, triste e melanconico per pensare che poi Dio metterà tutto a posto, ma quello di chi coglie i semi di bene, che già ci sono e che Dio farà germogliare.

In questo sta l’invito a vegliare che il Vangelo ci rivolge.

Vegliare è trovare e custodire i segni della buona notizia, come faceva Gesù quando invitava a convertirsi e credere al Vangelo.

Noi ci facciamo polarizzare dalle cattive notizie e Gesù invece ci invita a guardare quelle buone!

Esse si trovano nella bontà, nell’amore, nell’arte e nella poesia, nella creatività e nella bellezza in tutte le sue forme.

Su questo terreno della speranza che vede i segni di Dio attuarsi la chiesa e il mondo si possono incontrare, anzi possono lasciarsi fermentare a vicenda senza alzare steccati e senza paura di essere reciprocamente fagocitati, sapendo che siamo tutti relativi al mistero di Dio rivelato in Gesù Cristo.

Quando la Chiesa si riveste, in senso paolino, di questa speranza cristiana, allora può assumerne i tratti: la speranza infatti non è perentoria, non si impone con violenza, non illumina come un faro, ma piuttosto offre la luce tremula di una stella.

Così mi piacerebbe essere tra voi: orientare ad una luce piuttosto che perdere tempo a maledire l’eventuale oscurità.
Nel guardare al passato lo faccio come diceva quel grande teologo tedesco che fu Dietrich Bonhoeffer: “occorre rivisitare il passato,  non da soli, ma in compagnia di Dio”

Dio mi ha sempre preso per mano e guidato anche quando non me ne rendevo conto, lo farà ancor oggi, in questo cammino che inizio con voi.

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