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Abramo

pdf50Abramo (in ebraico: אַבְרָהָם, Avraham, “Padre di molti/dei popoli”; arabo: ابراهيم, Ibrāhīm; … – …) è il primo patriarca dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’islam.

La sua storia è narrata nel Libro della Genesi ed è ripresa dal Corano. Secondo il Genesi (17,5), il suo nome originale era אַבְרָם (Avram, Abram), poi cambiato da Dio in אברהם (Avraham, Abramo). Secondo l’halakhah (Talmud, Berakhot 13a) è proibito pronunciare questo nome senza la lettera Hei (ה), che Dio stesso ha aggiunto ad Avram, per non trasgredire il divieto che afferma non ti chiamerai più Avram, proibizione cui si fa eccezione solo quando si spiega la storia di questo nome o ci si riferisce al cambiamento, ad esempio nella preghiera di Shachrit.

Il termine ‘ivri (“Ebreo“) viene utilizzato per la prima volta nel Tanakh proprio riguardo ad Abramo, con il significato di “colui che viene da oltre (il fiume)”.

Non esistono testimonianze indipendenti dal Genesi dell’esistenza di Abramo[1]: non è quindi possibile attestare la sua storicità. Se realmente esistette, fu tra il XX ed il XIX secolo a.C. La redazione del testo biblico che parla di lui è opera di un redattore sacerdotale, ai tempi dell’esilio babilonese[2]. Come in genere i testi riguardanti i tre patriarchi (Abramo, Isacco e Giacobbe), non si tratta di biografie, né di racconti storici nel senso comune del termine, ma di fissazione per iscritto di tradizioni orali, con ridondanze e contraddizioni[1].

Padre di popoli

L’islam considera Abramo antenato del popolo arabo, attraverso Ismaele. Questa parentela con gli Aramei semiti della fine del II millennio a.C. e con i proto-Arabi della prima metà del I millennio a.C. era piuttosto sentita dagli ebrei antichi, tanto che le genealogie di Genesi la evidenziano in più punti (pur tra varie contraddizioni)[3].

Per ricerche storico-fenomelogiche sembra che i discendenti di Chetura possano essere riconosciuti in sedici gruppi protoarabi di nomadi[4].

L’ebraismo, il cristianesimo[5] e l’islam vengono anche dette religioni abramitiche, con riferimento alla loro presunta discendenza comune da Abramo.

Il racconto biblico

Viaggio di Abramo da Ur a Canaan

Il collegamento con le precedenti genealogie e la prima emigrazione

La genealogia contenuta in Genesi 11.10-32 è, dopo il breve riferimento alla famiglia di Caino (4.17-22), l’elenco dei patriarchi da Adamo a Noè (5) e la discendenza di Noè (10), la quarta inserita nel Libro della Genesi e serve a stabilire un legame tra la storia di Noè e quella di Abramo. Questa quarta genealogia è posta dopo il racconto della torre di Babele (11), quando i popoli sono stati messi in confusione da Dio con l’inserimento nella storia umana delle diverse lingue.

Abram, figlio di Terach e fratello di Nacor e Aran, era un pastore che viveva nella città di Ur con la propria famiglia. Qui sposò la sorellastra Sarai[6], figlia dello stesso padre, ma di madre diversa[7]. Terach, Abram, Sarai e Lot (il figlio di Aran[8], che era nel frattempo morto) si spostarono a Carran, città della Mesopotamia settentrionale (oggi in Turchia). Lì morì Terach, all’età di 205 anni.[9]

Dio parla ad Abram

Un giorno Dio parlò ad Abram[10], ordinandogli di lasciare la sua terra e di dirigersi nella terra che lui gli avrebbe indicato. Tre sono le promesse che Dio fa ad Abram:

  • una numerosa discendenza[11]
  • la benedizione, tramite lui, di tutti i popoli della Terra;[12]
  • la promessa di un territorio per la sua discendenza;[13],

Abram, che aveva a quel punto 75 anni e non era ancora riuscito ad avere figli da Sara, per la sterilità di lei, obbedì: radunò la carovana delle sue greggi e i suoi servi e partì, lasciando Carran, con sua moglie e il nipote Lot. Quando arrivò nel paese di Canaan, terra dei Filistei o terra d’Israele, nei pressi di Sichem, Dio gli apparve in un luogo chiamato Betel (“Casa-di-Dio”) e gli fece la promessa che quella terra sarebbe appartenuta alla sua discendenza. Lì, Abram costruì un altare. Poi piantò la tenda tra Betel e Ai e costruì un altro altare. Infine, si diresse verso il Negheb.

Fuga in Egitto

Per salvarsi dalla carestia a Canaan, Abram fuggì in Egitto, raccomandando a Sara di spacciarsi per sua sorella, nel timore che la bellezza di lei potesse attrarre su di lui la violenza degli Egizi. In effetti, voci sulla bellezza di Sara giunsero fino alle orecchie del faraone e marito e moglie vennero condotti a palazzo. Ad Abram vennero regalate numerose bestie. Ma Abram lasciò anche che Sarai giacesse con il faraone: punito da Dio per l’inconscio misfatto, il faraone cacciò adirato Abram e la moglie (Genesi, 12,10-20).

Lot a Sodoma

Abram tornò nel Neghev dall’Egitto, dove si separò dal nipote Lot, poiché le rispettive mandrie non avevano abbastanza spazio. Lot si trasferì nelle vicinanze della città di Sodoma (Genesi, 13,9-11).

Nello stesso luogo dove tempo prima Dio gli parlò, Abram ebbe una nuova rivelazione da Dio[14]: in lui sarebbero state benedette tutte le genti, gli avrebbe concesso una discendenza numerosa come le stelle del cielo e i granelli di sabbia del mare.

Nella Bibbia è citato a questo punto un conflitto militare tra diversi re, difficilmente identificabili. Anche i re di Sodoma e Gomorra furono coinvolti nel conflitto: sconfitti entrambi, le due città furono sottoposte a saccheggio e Lot preso prigioniero. Uno scampato al massacro avvertì Abram del destino del nipote e questi organizzò i propri uomini per liberare Lot, raggiungendo quei re a Dan[15] e sgominandoli.

Il re di Sodoma raggiunse Abram per riottenere i suoi uomini, ma Abram gli restituì tutto quanto era suo. In questa occasione apparve Melchisedec, “sacerdote del Dio Altissimo” e re di Salem (Gerusalemme), che benedisse Abram al suo ritorno[16].

Abram diventa Abramo

In una nuova visione, Dio confermò ad Abram l’Alleanza, che si sarebbe estesa a tutta la sua discendenza. Sara era sterile ed avanti negli anni, quindi Abram ritenne opportuno accettare il suggerimento di Sara di avere un figlio con la schiava egiziana Agar, che chiamò Ismaele. Ma Dio apparve nuovamente ad Abramo tredici anni più tardi, confermando che Sara gli avrebbe dato un figlio legittimo nonostante l’età avanzata, e cambiò (Genesi, 17,5) il nome da אַבְרָם (“Avràm”, traslitterato solitamente con “Abram”) in אַבְרָהָם (“Avrahàm”, traslitterato solitamente con “Abramo”)[17] e quello di sua moglie Sarai in Sara[18]. In questa occasione Dio dettò anche il precetto della circoncisione, come segno dell’alleanza di Abramo e della sua casa a Dio.

Isacco

In seguito, un giorno, Abramo vide davanti alla sua tenda tre uomini e li invitò a riposarsi. Diede loro dell’acqua per lavarsi i piedi e Sara preparò delle focacce e del vitello da mangiare. Essi si riposarono e mangiarono. Al momento di andare via, assicurarono che Sara, l’anno successivo, avrebbe avuto un figlio. Sara, all’udire queste parole si mise a ridere, perché era troppo vecchia per avere un bambino. Allora i viandanti risposero dicendo che niente è impossibile a Dio. Sul punto di andarsene, i viandanti rivelarono ad Abramo la volontà di Dio di distruggere Sodoma e Gomorra. Abramo intercedette allora per i giusti che sarebbero morti insieme agli empi e ottenne da Dio la promessa che se anche ci fosse stato un solo giusto in tutta Sodoma e Gomorra, quello si sarebbe salvato.

L’anno dopo, a primavera, Sara ebbe un figlio e lo chiamò Isacco, cioè «sorriso di Dio». In seguito a ciò scoppiò una violenta gelosia tra Sara e Agar, al punto che Abramo decise di allontanare nel deserto Agar e suo figlio Ismaele, dando loro un pane ed un otre d’acqua.

Quando Isacco era già un ragazzo, Dio mise alla prova Abramo: gli disse di andare sul monte Moria e di sacrificare il suo unico figlio. Abramo, seppur a malincuore, accettò. Mentre legava Isacco per il sacrificio, però, apparve un angelo che disse ad Abramo di non far niente a suo figlio e che Dio aveva apprezzato la sua ubbidienza, benedicendolo “con ogni benedizione”.

Morte di Abramo

Abramo venne seppellito vicino a sua moglie Sara nel campo di Macpela, vicino a Hebron, nel paese di Canaan, che egli stesso comprò dagli Ittiti come terreno sepolcrale molti anni prima.

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